“Il Partito Democratico di Vasto, dice no alla chiusura dell’Agenzia per la promozione culturale di Vasto”. È la segreteria locale del Pd a diramare, nel pomeriggio di oggi, un comunicato stampa in cui lancia l’allarme: “La Regione Abruzzo si appresta a chiudere l’agenzia per la promozione culturale di Vasto dopo oltre 40 anni di attività a favore del territorio”.
“Il Pd di Vasto contesta la decisione assunta dalla Regione Abruzzo e chiede al presidente della Regione ed alla sua Giunta di ripensare la decisione, valutando le conseguenze di tale scelta che priverebbe Vasto ed il territorio del Vastese di un’agenzia che promuove attività e servizi culturali in un comprensorio di oltre 100.000 residenti.
Grazie alla nostra Agenzia culturale, in questi anni si sono promossi eventi che hanno coinvolto tutti i Comuni del Vastese, istituzioni, scuole, università ed associazioni, con progetti finanziati direttamente o in cofinanziamento, dall’Agenzia. Grazie all’Agenzia di Via Michetti, la struttura è stata aperta per convegni o manifestazioni culturali promossi da partiti, associazioni,
sindacati, scuole, università, che hanno avuto la collaborazione qualificata ed attenta del personale del nostro centro culturale.
Grazie alla biblioteca dell’Agenzia, generazioni di studenti hanno avuto libri, riviste, giornali e rete internet, per formarsi.
Scelte politiche discutibilissime hanno decretato la chiusura dell’Agenzia di Vasto (pare la sola delle 15 sedi abruzzesi)”, afferma il Pd vastese.
“Il Partito democratico di Vasto esprime il suo vibrato dissenso e si appella ai tre Consiglieri Regionali (Bocchino, Marcovecchio e Smargiassi), affinché tutelino Vasto ed il Vastese. Al sindaco ed all’assessore alla cultura di Vasto, chiediamo di porre in essere ogni azione per evitare che si porti a compimento uno sfregio insopportabile per Vasto ed il territorio del vastese. Ai cittadini tutti, agli organi di stampa, alle associazioni culturali, alle scuole, alla nostra Università alle Istituzioni ed ai Comuni del vastese, chiediamo di far sentire la loro voce in dissenso della decisione assunta”.