Mettere in funzione il serbatoio di Ponte Moro, “già costruito da oltre vent’anni e incredibilmente ancora non attivato”. Edmondo Laudazi, leader della lista civica Il Nuovo Faro, elenca una serie di interventi che ritiene necessari per risolvere il problema della carenza idrica a Vasto, dove migliaia di residenti sono rimasti a secco per quattro giorni a partire dal 26 dicembre, dopo la rottura, alla vigilia di Natale a Fara San Martino, della condotta principale che convoglia acqua potabile a 37 dei 92 comuni serviti dalla Sasi spa, la società che gestisce il servizio idrico intregrato (acqua, fogne e depurazione) in quasi tutta la provincia di Chieti.
Laudazi invita il sindaco di Vasto, Francesco Menna, “a voler controllare personalmente se l’acqua che ci viene erogata da sempre dall’ acquedotto del Verde sia effettivamente di una consistenza almeno pari a quei 187 litri al secondo che già non erano sufficienti quando la città contava 30000 abitanti e che di certo non possono bastare oggi” che i residenti sono oltre 41000. Secondo Laudazi, “è intollerabile che il sindaco Menna si limiti a rivolgere i soliti appelli alla Regione Abruzzo e/o al Governo nazionale , dopo che per anni ha negato persino la esistenza del problema, giustificando inefficienze ed omissioni pluriennali di tutto e di tutti nonostante le ripetute sollecitazioni ricevute in Consiglio Comunale.
Nel frattempo, negli ultimi 15 anni, la tariffa praticata alla utenza è passata da 0,20 centesimi a metro cubo a circa 1,20 centesimi a metro cubo e tutte le città della Provincia di Chieti delle stesse dimensioni il problema dell’approvvigionamento di acqua potabile lo hanno sostanzialmente risolto in danno del Vastese. Una vera e propria guerra tra poveri”: così la definisce l’ingegnere, che propone di coinvolgere, nella gestione delle reti idriche, “altri operatori, pubblici o privati, da scegliere con un bando pubblico e da coinvolgere rapidamente, con un apposito accordo di programma, che consenta di adeguare gli impianti malridotti in tempi commensurabili con la urgenza degli interventi e, cioè, nel termine massimo di 12 mesi. Non improbabili interventi da elemosinare, ma semplice riequilibrio della spesa tramite il migliore utilizzo compensativo di quotaparte delle tariffe pagate anche dai vastesi negli ultimi 20 anni”.
Laudazi chiede di [mic_dx] “realizzare un nuovo adduttore principale nella tratta Casoli/Monteodorisio per portare un quantitativo maggiore di acqua nel Vastese”, ma anche “aumentare ulteriormente la dotazione potabile del nostro territorio, potenziando, a costi effettivamente limitati, l’esistente potabilizzatore di San Salvo (senza farne uno nuovo a Casoli ), di proprietà consortile Arap, che potrà essere rifornito dalla maggiore acqua proveniente dal Consorzio di Bonifica e dalla diga di Chiauci il cui collaudo, nello stesso periodo, potrà essere certamente completato ed integrando le condotte consortili , già esistenti nei pressi, fino ai serbatoi di Montevecchio, Colle Pizzuto e Sant’Antonio Abate. In parallelo, andrà messo in funzione il serbatoio di Ponte Moro, già costruito da oltre 20 anni ed incredibilmente ancora non attivato, per evitare il rilancio sulla condotta premente dell’acqua da Monteodorisio verso il Medio Vastese ed aumentare la pressione di risalita e, quindi, consentire un arrivo di maggiore acqua verso i serbatoi di Vasto e di San Salvo; andranno ripulite e riattivate le sorgenti del Sinello per ridurre la dipendenza del Medio Vastese dalle acque del Verde in modo da aumentare la dotazione idrica verso la costa; andranno utilizzate le risorse ordinarie del Bilancio Sasi per la riduzione delle perdite della rete distributiva di Vasto, anche nelle zone protette, dove per riparare una rottura è necessaria una serie infinita di ridicole autorizzazioni di stampo ambientalista”. Laudazi auspica anche “ulteriori eventuali potabilizzatori, adeguamento delle sorgenti dell’Avello, attivazione della sorgente Surienze e dei pozzi di Taranta Peligna, Acquaviva e Palena; recupero del’acquedotto Luci e delle numerose sorgenti minori, valorizzazione a fini non potabili e distribuzione delle acque di recupero dei depuratori industriali”.