Recuperare l’enorme quantità d’acqua che si disperde nell’antico Acquedotto romano delle Luci e che “ha garantito il soddisfacimento delle esigenze alimentari ed igieniche di oltre 12mila vastesi fino agli anni Venti del secolo scorso”.
La proposta di Italia Nostra del Vastese inserisce un elemento costruttivo nel dibattito, fatto quasi esclusivamente di critiche e polemiche, sull’emergenza idrica che ha lasciato diversi quartieri di Vasto senz’acqua dal 26 dicembre per via della rottura della condotta principale a Fara San Martino. Le preoccupazioni derivano dal fatto che, a distanza di quattro giorni, in città l’erogazione non si ancora normalizzata. Vasto, di fatto, è l’ultimo (e il più grande) tra i 38 comuni che hanno subito i disagi a tornare lentamente alla normalità. Restano zone ancora a secco e, mentre i cittadini protestano, il sindaco Menna chiede un tavolo di confronto ai presidenti di Regione e Provincia, Marco Marsilio e Mario Pupillo, e a Gianfranco Basterebbe, il presidente della Sasi, la società che gestisce acqua, fogne e depurazione.
Italia Nostra, invece, lancia un’idea: “L’acqua – scrive il presidente locale, Davide Aquilano – a Vasto si spreca ed i vastesi rimangono senz’acqua: non si tratta di un apparente paradosso, ma di una reale, concreta, amara verità. Sui media sociali in questi giorni si sono scatenate accese polemiche, col condimento di improperi e maledizioni, che sono talora andate ben oltre la decenza: molti residenti nel Chietino e nel Vastese hanno cominciato ad assaporare l’importanza dell’acqua e forse hanno persino pensato che non bisogna assolutamente sprecarla, salvo poi perdere tale consapevolezza un attimo dopo che il problema è stato risolto.
La visita alla mostra sull’Acquedotto delle Luci, che rimarrà aperta a Vasto, nella sala Mattioli fino al 31 dicembre, fa capire in maniera inequivocabile che di acqua a Vasto se ne spreca tantissima: si tratta di quell’acqua che in svariati punti si disperde nel sottosuolo lungo il percorso della condotta antica, tra l’altro contribuendo in maniera sensibile al dissesto idrogeologico: questa, però, è un’altra questione, come un’altra questione è quella delle innumerevoli fontane colpevolmente dismesse nel territorio.
L’acqua trasportata da Questo Magnifico Monumento (è il titolo della mostra) ha garantito il soddisfacimento delle esigenze alimentari ed igieniche di oltre 12.000 Vastesi fino alla fine degli anni venti del secolo scorso. Certo, il consumo pro-capite di oggi è notevolmente superiore a quello di cento anni fa, ma si tratta comunque di una quantità enorme di acqua che va dispersa, mentre potrebbe essere utilizzata per innaffiare le piante delle aree verdi, creare uno stagno degno di tal nome nella villa comunale, pulire le strade, riempire le autobotti dei vigili del fuoco, ecc… In questo modo si eviterebbe di sottrarre una grande quantità d’acqua potabile, che rimarrebbe nelle condotte a disposizione delle esigenze meramente igieniche ed alimentari dei cittadini.
Si tratta [mic_dx]di operazioni fattibili in maniera immediata e senza costi aggiuntivi, visto che gli sbarramenti per accumulare l’acqua da tirar fuori con le pompe ci sono ancora: queste piccole dighe sono state infatti utilizzate fino a qualche decennio fa per svolgere tali funzioni e si è smesso di usarle perché di acqua nella rete idrica all’epoca ce n’era in abbondanza. Oggi, purtroppo, non è più così, sia per l’aumento del numero degli utenti e del consumo pro-capite sia per le enormi perdite delle condotte lungo tutto il percorso (senza contare gli abusivi).
Non si può non condividere, come indelebile macchia d’infamia per tutti coloro che negli anni si sono succeduti alla guida politica della Sasi, quanto scritto da Nicola D’Adamo, presidente dell’Associazione Vastese della Stampa: ‘Politici, se non siete capaci di trovare una soluzione, dimettetevi tutti’, ammesso che essi vogliano trovare una soluzione.
Un tempo l’assenza di istruzione era l’arma più forte nelle mani del potere, ma a questa oggi si è affiancata un’arma ancora più forte: l’eterna emergenza, vera sostanza della politica nostrana nel secondo dopoguerra.
Come associazione – conclude Aquilano – Italia Nostra si è sempre battuta contro questo stato di cose, che genera illegalità e degenerazione civile, alle quali purtroppo molti si sono assuefatti con colpevole rassegnazione”.