“O facciamo cartello, o moriamo”. Per rilanciare il turismo, bisogna uscire dagli angusti confini comunali e “farsi promotori del brand Costa dei Trabocchi, facendosi guida di un progetto ambizioso che deve mirare a fare, di una dozzina e più di Comuni, un unico brand con un solo nome e mille sapori, tradizioni, usi e costumi”, oltre a “un calendario delle manifestazioni estive pianificato insieme, ricco di eventi bilanciati sul territorio che evitino una concorrenza (che poi concorrenza non è) che non porta pane a casa di nessuno“.
Marco di Michele Marisi, direttore del periodico gratuito Città in Movimento e segretario cittadino di Fratelli d’Italia, afferma che “l’industria turistica di Vasto è al palo. Ma c’è anche un bivio: scegliere di proseguire alla cieca oppure alzare lo sguardo e andare oltre”.
L’invito a uscire dal recinto: “Siamo una delle poche città che continua a proiettare il turismo su base cittadina, fermandosi ai confini con le città che toccano il territorio di Vasto. Un prodotto, quello che fino ad oggi viene venduto, che si ferma sulla spiaggia della Marina o, nelle migliori delle ipotesi, su quella di Punta Penna. Calendari delle manifestazioni fatti col copia-incolla dagli anni precedenti, senza alcuna condivisione o raccordo con quelli dei paesi limitrofi, ed ogni tanto qualche spot diverso, che passa a fatica. Ma l’opportunità della Via Verde della Costa dei Trabocchi offre qualcosa di più, molto di più. Se lo si comprende. Creare un brand che vada da Fossacesia, San Vito Chietino, a San Salvo, passando per la città più grande tra queste: Vasto, capofila di un territorio che da una parte offre le spiagge più grandi, dall’altra ha alle spalle un entroterra ricco di tradizioni e prodotti enogastronomici pregiati. Non si può continuare a guardare solo la piantina della nostra città, ma occorre senza dubbio, per uscire dal pantano, farsi promotori del brand Costa dei Trabocchi, facendosi guida di un progetto ambizioso che deve mirare a fare di una dozzina e più di Comuni, un unico brand con un solo nome e mille sapori, tradizioni, usi e costumi. Un calendario [mic_sx] delle manifestazioni estive pianificato insieme, ricco di eventi bilanciati sul territorio che evitino una concorrenza (che poi concorrenza non è) che non porta pane a casa di nessuno; una promozione unica di zona che esalti la bellezza dei luoghi, l’interscambiabilità dei Comuni, pure con le loro differenze di storia e luoghi. Insomma, un brand che possa essere venduto sul mercato, con tutto quello che può offrire un territorio che dalla collina arriva al mare, dai sapori della terra a quelli dell’acqua, dai paesaggi verdi a quelli azzurri, ognuno con le proprie straordinarietà, riserve, trabocchi, scorci mozzafiato, spiagge commerciali e calette esclusive. O riusciamo ad attrarre a trecentosessanta gradi un turista, o rischiamo di restare quel luogo di passaggio nel quale ci si ferma per un giorno prima di andare in Salento. O creiamo un marchio come appunto il Salento, o rimaniamo una stazione per le brevi soste. O facciamo cartello, o moriamo. Marchio o muerte”.