I 31 lavoratori della Cbi di Gissi varcheranno oggi per l’ultima volta il cancello della fabbrica che in Val Sinello sfornava ventilatori di grandi dimensioni per uso industriale (soprattutto in campo petrolifero).
L’azienda che ha la sede centrale a Monza, ma di proprietà di un fondo internazionale, chiude confermando i timori che circolavano dalla scorsa primavera. A fine agosto, l’azienda aveva comunicato alle organizzazioni sindacali i licenziamenti di una parte dei dipendenti, salvo poi estendere il taglio a tutto l’organico.
Nei mesi scorsi, nei colloqui tra proprietà, sindacati e Regione è emerso il nome delle Mirolli srl di Monteodorisio interessata a rilevare la fabbrica [LEGGI]. Ad oggi l’acquisto non si è ancora concretizzato, quindi, in attesa di quella che potrebbe essere la buona notizia di inizio anno, i lavoratori si recheranno oggi per l’ultima volta al lavoro nella fabbrica in Val Sinello.
[ant_dx]Una storia quella della Cbi che aveva preso una brutta piega da tempo acuitasi, poi, nella scorsa primavera, quando lavoratori e sindacati lanciarono allarme: il silenzio del management e le indiscrezioni da Monza sul futuro del gruppo iniziarono a essere una serie fonte di preoccupazione portando a presidi e scioperi.
Tante le storie di chi oggi perde il posto come chi ha varcato quei cancelli per 30 anni o quella di Luigi Di Stefano, di Cupello, licenziato con 10 figli a carico [LEGGI].
“È una fine amara della vertenza. Riteniamo importante che la Regione si sia impegnata a garantire corsi di formazione per i licenziati in vista di un reinserimento lavorativo”. Hanno commentato Angelo Angelucci (Cisl) e Carmine Torricella (Cgil) ieri a margine di un incontro in Regione con l’assessore Piero Fioretti.