Il consorzio Civeta ha depositato la richiesta di autorizzazione per “Rimodellare il profilo finale di chiusura della discarica n. 1 per recuperare volumetrie” per 61mila metri cubi. Non si tratta di un vero e proprio ampliamento, nel senso che non si scaverà per poter accatastare più rifiuti, ma questi – in caso di parere positivo da parte del comitato Via della Regione Abruzzo – saranno abbancati sulla sommità in misura maggiore di quanto previsto dal progetto iniziale.
Come si legge sulle carte, il progetto, secondo il consorzio intercomunale, ha “il carattere della necessità, urgenza e indifferibilità finalizzati a scongiurare emergenze ambientali“. La richiesta è figlia della situazione di stallo venutasi a creare dopo il sequestro della terza vasca gestita dalla Cupello Ambiente. In quest’ultima è stata autorizzata solo la coltivazione per evitare altri incendi (4 dopo il sequestro, l’ultimo a ottobre) e gli altri impianti regionali non sono disponibili. Così, a settembre è arrivato l’ok per stoccare 25mila metri cubi nella vasca n. 1 gestita direttamente dal consorzio. Questa, di 300mila metri cubi, è stata in funzione dal 1997 al 2009, ma come si può leggere nei documenti prodotti dallo stesso ente presieduto oggi dal commissario Valerio De Vincentiis, non è mai stata chiusa definitivamente, così 10 anni dopo è stato possibile tornare a conferirvi.
[ant_dx]Nel progetto depositato il Civeta sottolinea che “la variante proposta non introduce variazioni planimetriche o modifiche alle dotazioni infrastrutturali e tecniche adottate in discarica, ma prevede, esclusivamente, un profilo di chiusura finale diverso della stessa, con conseguente recupero di volumetria per effetto dell’innalzamento della quota finale di abbancamento dei rifiuti“.
61mila metri cubi in più a parte, c’è attesa per le conclusioni del procuratore della Repubblica del tribunale di Vasto Giampiero Di Florio sulla terza vasca: dagli sviluppi dell’inchiesta dipenderà parte del futuro del consorzio (in primis su cosa ne sarà maxi discarica da 450mila metri cubi oggetto d’indagine).