Pesano più le partenze o la scarsa natalità nello svuotamento dell’entroterra e nel rallentamento della costa? I dati sullo spopolamento [LEGGI] hanno animato il dibattito concentrando nei commenti soprattutto le posizioni di chi ritiene il Vastese un territorio privo di prospettive per tenere i propri giovani.
Proseguendo nell’analisi dei dati demografici messi a disposizione dall’Istat, la portata del fenomeno sembra presentare più risvolti. I trasferimenti pesano, ma il calo della popolazione residente è dovuto soprattutto alla scarsa natalità: i Comuni che negli anni sono riusciti ad avere un saldo migratorio non in perdita, nulla hanno potuto contro il “segno meno” del saldo naturale (la differenza tra nascite e morti). Lì dove anche i trasferimenti sono in perdita, la combinazione è davvero letale.
A differenza della precedente analisi fatta sul bilancio demografico mensile nel periodo giugno 2012-giugno 2019, in questo caso i dati sono quelli del bilancio demografico annuale nel periodo 2012-2018 (tabelle consultabili in fondo all’articolo).
[ant_dx]Le culle sono sempre più vuote e chi resta non controbilancia le partenze (lì dove sono maggiori degli arrivi). Nel periodo considerato, ad esempio, spicca il caso di Casalbordino: a fronte di un saldo migratorio leggermente positivo (+9), il pesante saldo naturale negativo (-317) tinge di rosso il bilancio complessivo di questi anni.
Stesso discorso per Scerni (+9 contro -211), Schiavi d’Abruzzo (+43 e -193), Pollutri (+6 e -193), Torino di Sangro (121 e -132), Palmoli (33 e -108), Cupello (37 e -61) e così via.
VASTO E SAN SALVO – Come già evidenziato in precedenza, a salvarsi dal trend generale sono i due centri principali del territorio, ma con alcune differenze.
Il saldo naturale di Vasto, ad esempio, ha chiuso in positivo l’ultima volta nel 2012: +65 (383 nati e 318 morti). L’anno dopo nascite e decessi si sono equiparati (338 e 338) per poi chiudere sempre in negativo con un divario crescente: -43 nel 2014, -61 nel 2015, flessione nel 2016 con -18, -57 nel 2017, -130 nel 2018. Poco male considerando il saldo migratorio di gran lunga superiore: +2941 residenti complessivi in 7 anni (contro il -244 in meno del saldo naturale). Come già detto, però, i primi sei mesi del 2019 sono in negativo su entrambi i fronti: i dati provvisori dell’Istat dicono -19 a favore di chi va via e -20 nel saldo naturale (si è passati così da 41489 a 41349 residenti).
San Salvo, invece, si è differenziata per un numero di nascite maggiore delle morti per quasi tutti gli anni analizzati a esclusione del 2016 (-5) e del 2018 (-2). A questi dati positivi si sono affiancati gli arrivi sempre più numerosi delle partenze fino al 2017: numeri che hanno portato la città sansalvese a sfondare quota 20mila abitanti nel 2016. Anche qui, nella prima metà del 2019, c’è stato un rallentamento: saldo naturale a -6 e quello migratorio fermo a +1. La popolazione residente al giugno di quest’anno si è attestata a 20.087 unità (a gennaio erano 20171).
CULLE VUOTE – La piaga della scarsa natalità non è certo una novità, nel 2018 con l’iscrizione all’anagrafe di soli 439.747 bambini si è toccato il minimo storico dall’Unità d’Italia nel territorio nazionale.
Nella mole di dati Istat riferiti al Vastese è davvero difficile trovare, a esclusione dei due centri più grandi, il “segno più” nel periodo preso in considerazione. Quattro i casi isolati: il +6 di Monteodorisio nel 2016 quando ci furono 29 nascite e 23 morti, il +1 di Villalfonsina nel 2014 (11 nati e 10 morti), il +2 di Guilmi nel 2012 (3 nati e un morto) e, infine, il +2 di Cupello dell’anno scorso frutto di 49 nati e 47 decessi. Il resto è un bilancio sempre in perdita e in altri pochi casi in pareggio (Cupello 2012, Carunchio 2013, Lentella e Guilmi nel 2018). Quello delle poche nascite, insomma, resta il tema centrale; a giugno 2019 ci sono 6 Comuni a quota 0 (San Giovanni Lipioni, Lentella, Dogliola, Castelguidone, Palmoli e Fraine).
INCENTIVI – Se sull’agenda politica lo spopolamento delle aree interne trova poco spazio, alcuni Comuni stanno cercando possibili rimedi, ma è difficile invertire un trend consolidato, per ora la speranza è quella, almeno, di rallentarlo. A Gissi, da 10 anni, c’è un pacchetto per le coppie che si sposano e restano in paese (o vi si trasferiscono): agevolazioni su tasse e contributi comunali (rifiuti, trasporto scolastico, mensa scolastica, piscina ecc.); contributo per la retta dell’asilo nido di 100 euro; contributo una tantum di 1.000 euro; contributo 1.000 euro per spese notarili per l’eventuale acquisto della prima casa; contributo di 50 euro mensili in caso di abitazione in locazione per i primi tre anni.
“È un problema grosso, lo abbiamo messo al primo punto del nostro programma amministrativo – dice il sindaco Agostino Chieffo – Molto dipende dal cambio culturale che c’è stato. Negli anni ’50 le famiglie avevano numerosi figli, oggi ci sono pochi matrimoni e chi si sposa mette al mondo pochi figli. Nascono 20 bambini, ma ne muoiono 40 e il saldo è sempre negativo. Per cercare di combattere lo spopolamento siamo intervenuti con gli incentivi alle giovani coppie, si cerca di fare in modo che a Gissi allevare un figlio sia più semplice e meno dispendioso che da altre parti. Il problema però è anche culturale perché una coppia non cambia idea mettendo al mondo più figli perché non paga l’asilo nido. Purtroppo è un dato tristissimo e non legato necessariamente al problema occupazionale e al benessere”.