Francesco Menna “mette a rischio, per il presente e il futuro, il buon nome di Vasto”, attaccano i consiglieri comunali della Lega, Davide D’Alessandro e Alessandra Cappa.
È la lettera inviata dal sindaco di Vasto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, al capo della polizia, Franco Gabrielli, e a diverse altre autorità a suscitare nuove polemiche sul caso Jova Beach Party, il concerto di Jovanotti annullato a Vasto e spostato a Montesilvano la scorsa estate [LEGGI].
“Di tutto si sentiva il bisogno a Vasto tranne che di rilanciare la polemica, a distanza di mesi dal flop del concerto di Jovanotti, contro il prefetto”, scrivono in un comunicato D’Alessandro e Cappa.
“Non ancora rassegnato alla brutta figura estiva, che ha esposto la nostra città alle ironie dentro e fuori l’Abruzzo, Francesco Menna torna sul luogo del delitto e si mette a scrivere una lettera dove recita la parte dell’umile sindaco bistrattato da un potere crudele. Ovviamente, come i cittadini ben sanno, la realtà è diversa. Non è vero, come lamenta il sindaco, che Vasto non possa ottenere le stesse cose che ottengono altre località abruzzesi e italiane. Vasto non è figlio di un Dio minore. Lo diventa, purtroppo, e non ottiene le cose che ottengono altri, semplicemente perché l’amministrazione Menna dimostra di non essere all’altezza del compito, sia dal punto di vista prettamente organizzativo, sia dal punto di vista istituzionale”.
“Non tocca a noi ripercorrere la nota vicenda estiva. Tocca a noi, da consiglieri comunali eletti, stigmatizzare il comportamento di un primo cittadino che mette a rischio, per il presente e il futuro, il buon nome di Vasto, il buon nome finito dentro un fosso, il Fosso Marino, non per colpa del prefetto, dei carabinieri, dei vigili del fuoco e di tante altre autorità, ma per precisa e documentata responsabilità di un’amministrazione che si è data una meta troppo grande per i propri mezzi, alquanto piccoli e sgangherati”.
“Non occorre scrivere lettere. Occorre – concludono D’Alessandro e Cappa – stendere un velo pietoso e guardare avanti”.
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