Il gemellaggio con Perth non sia “l’occasione per una gita fuori porta degli amministratori” di Vasto, ma sia portatore di benefici economici. Lo scrive Marco di Michele Marisi, direttore del periodico gratuito Città in Movimento, inserendosi nel dibattito politico sul trentennale del rapporto di amicizia stretto ufficialmente nel 1989 tra la città abruzzese e la metropoli australiana in cui risiedono 13mila emigranti vastesi e loro discendenti.
Nelle scorse settimane sono emersi dubbi all’interno della stessa maggioranza di centrosinistra sull’opportunità di inviare, nei primi mesi del 2020, una delegazione a Perth, visto che il capoluogo del West Australia è commissariato e, di conseguenza, non ha un’amministrazione comunale in carica. Non c’è accordo neanche sui criteri di scelta dei delegati.
Di Michele Marisi aggiunge un elemento al dibattito: i rapporti non devono essere limitati ai soli scambi culturali, ma devono produrre anche benefici economici: “Tre decenni fa, una intuizione sicuramente felice quella di tenere saldo il legame con una terra nella quale tanti Vastesi hanno costruito la propria fortuna. Oggi, però, al di là dello scambio di visite istituzionali tra i due Municipi, l’uno da una parte del mondo, l’altro all’opposto, ed oltre a mantenere vivi i contatti con i pochi vastesi veraci rimasti ed i loro figli e nipoti un po’ più australiani che italiani, cosa questo gemellaggio intende produrre in termini economici per entrambe le realtà? Economici, ma anche culturali e sociali. Il Comitato per le celebrazioni ci può anche stare, ma sarebbe il momento di mettere in piedi un tavolo che oltre a scambiarsi sorrisi istituzionali di cortesia, porti avanti un vero e proprio accordo strategico-economico affinché le due realtà abbiano un vantaggio che ricada sulle proprie comunità. È più facile, oggi, per esempio, per un residente a Vasto, mettere piede a Perth, o i vincoli sono uguali per tutti? È meno dispendiosa una esportazione di prodotti da qui a lì e viceversa, oppure tanto Vasto quanto Bergamo che non è gemellata con Perth, ha le stesse condizioni? C’è facilità nell’apertura di una Università che venga ad impiantarsi da noi, proveniente da quel Continente? La risposta, oggi, è scontata, ma queste domande vogliono cercare di fornire lo spunto per rivedere gli accordi tra le due città, anche in ragione del mutamento delle condizioni economiche, culturali e sociali che dall’anno in cui il gemellaggio è stato firmato, ad oggi, c’è – senza ombra di dubbio – stato. Viva il gemellaggio, ed anzi facciamone anche altri, purché, però, non siano l’occasione per la gita fuori porta degli amministratori, ma rappresentino opportunità concrete che abbiano una ricaduta sulle città. Essere gemelli, significa anche questo. Non restiamo gemelli diversi”.