Sulla Cbi di Gissi potrebbe calare presto il sipario dopo mesi di preoccupazioni e tensione. L’epilogo che sembra avvicinarsi è infatti quello peggiore: la proprietà di Monza ha rotto il silenzio e ha avviato la procedura di licenziamento collettivo per tutti i 31 dipendenti della fabbrica della Val Sinello.
Il rientro dalle ferie è amaro per i lavoratori che da decenni producono ventilatori e aspiratori industriali di grosse dimensioni che da Gissi partono per un po’ tutto il globo. La società ha comunicato nei giorni scorsi la volontà di licenziare tutti. Dalle interlocuzioni tra sindacati, Regione e società nel mese di luglio le indiscrezioni emerse riguardavano una riduzione del personale che avrebbe toccato circa la metà dei dipendenti per diminuire i costi del sito.
Una prospettiva che si era concretizzata a fine agosto con la comunicazione dell’avvio della procedura di licenziamento collettivo per 14 unità. Qualche giorno fa, invece, il passaggio alla soluzione più [ant_dx]drastica: la proprietà ha inviato a sindacati e Regione una successiva integrazione con la quale precisa che la procedura riguarda tutto l’organico.
Sindacati e società sono stati convocati dagli assessori regionali Febbo e Fiorucci per martedì 10 settembre. È una mazzata per i lavoratori alcuni dei quali sono lì da 30 anni [L’INTERVISTA].
I MESI DI SILENZIO – La vicenda della Cbi era venuta a galla all’inizio di giugno quando già da mesi si erano interrotte le comunicazioni tra sindacati e proprietà di Monza. Le indiscrezioni avute dai colleghi di quella sede – il nuovo piano industriale che tardava ad arrivare – unitamente al calo di ordini avevano allarmato i dipendenti abruzzesi [LEGGI].
Presidi, scioperi e appelli non sono serviti nei mesi scorsi ad abbattere il muro di silenzio che ora la comunicazione di qualche giorno fa ha definitivamente fattro crollare confermando i timori di sindacati e operai.
ENNESIMA TEGOLA SULL’OCCUPAZIONE – La difficile situazione della Cbi rende ancora più pesante il bilancio di un’estate nera nel Vastese sul fronte occupazionale: 69 posti persi nella sola San Salvo tra Sam (21), Camiceria Rossi (28) e Planet Service (20). A questi si potrebbero aggiungere presto i 31 lavoratori della Cbi e i 55 esuberi in bilico della Pilkington [LEGGI].