A meno di 20 giorni dalla dead line, le posizioni sugli esuberi tra Pilkington e sindacati restano distanti e l’incontro termina con un verbale di mancato accordo. Nell’incontro di ieri non sono arrivate schiarite sul rischio di licenziamento dei 55 dipendenti in più che potrebbero restare senza occupazione dopo il 24 settembre.
Gli esuberi sono quelli definiti strutturali, riguardo i quali i sindacati hanno ribadito – durante il tavolo di ieri – di non voler scendere a compromessi restando sulla posizione del qui non si licenzia nessuno. La richiesta di questi mesi è stata chiara: sondare tutte le strade alternative per evitare la soluzione più drastica.
L’azienda, di contro, ha ribadito che quella resta l’unica via percorribile, per questo ha avviato la procedura prevista dalla legge 223. I 45 giorni di interlocuzione tra le parti sono scaduti, quindi adesso il verbale di mancato accordo sarà trasmesso alla Regione. Nel frattempo, la società, avrebbe già individuato i 55 dipendenti tra quelli assunti nell’anno 2008.
[ant_dx]L’altro grande tema resta quello dell’accesso a un ulteriore anno di cassa integrazione per il sito che occupa quasi 2mila persone nella produzione di vetri per auto. La Regione ha già da tempo espresso la disponibilità delle proprie risorse per l’operazione, ma di recente ha chiesto il sostegno economico anche del Mise [LEGGI], ma non solo. L’intervento del ministero dello Sviluppo economico (che dopo l’avvio del Conte bis ha a capo Stefano Patuanelli del Movimento 5 Stelle) serve anche per l’avvallo all’uso delle somme a disposizione della Regione: queste dovrebbero essere infatti destinate alle politiche attive per il lavoro, mentre la cassa integrazione è vista come una misura passiva.
“Il nodo è proprio questo – commenta Emilio Di Cola della Filctem Cgil – Per noi e per l’azienda si tratta di politiche attive perché i nuovi ammortizzatori sociali servono per permettere che il piano industriale sottoscritto l’anno scorso entri a regime”.
Nell’estate 2018 fu raggiunto l’accordo sulle innovazioni tecnologiche da apportare al sito sansalvese. Il piano ebbe il via libera dal board della Nippon Sheet Glass, la multinazionale proprietaria, che – è questo il timore generale – di fronte ai licenziamenti potrebbe avere ripensamenti sugli investimenti futuri. “Quel piano industriale – dice Franco Zerra della Cisl – entrerà a pieno ritmo nella seconda metà del 2020 quando qui si faranno prodotti forse unici al mondo, per questo abbiamo bisogno degli ammortizzatori sociali. Ora, investiremo anche i nostri rappresentanti nazionali affinché spostino la vertenza al ministero”.
Intanto, dal mercato auto non arrivano segnali incoraggianti: ulteriore indizio che sarà un altro autunno di attesa e speranza.