Con le ferie agli sgoccioli, dai prossimi giorni istituzioni, manager e sindacati sono chiamati a riprendere in mano i fascicoli delle crisi e delle vertenze industriali che incombono sul territorio (con la speranza che la crisi di governo non influisca sui preaccordi raggiunti nei mesi scorsi).
PILKINGTON – A settembre l’attenzione sarà puntata sicuramente sulla Pilkington che con i suoi 2.500 addetti tra stabilimento centrale, Primo e Bravo è la realtà che occupa più maestranze nel territorio. Il colosso giapponese che produce vetri per auto è alle prese con gli ormai noti 55 esuberi ai quali se ne potrebbero aggiungere altri causati da un mercato auto in calo. Prima delle ferie, per l’azienda guidata da Graziano Marcovecchio si è accesa una nuova speranza dopo il viaggio a Roma al ministero dello Sviluppo economico. Il Mise ha aperto alla possibilità di un ulteriore anno di cassa integrazione, ma non ci sono fondi e questa eventualità resta legata a un intervento economico della Regione Abruzzo. L’assessore Mauro Febbo, prima di ferragosto, ha annunciato la disponibilità dell’ente (anche questo interessato da qualche malumore della Lega che ha chiesto una verifica dell’operato della giunta). Per i 55 dipendenti della Pilkington in esubero il 24 settembre, senza una soluzione, potrebbero partire le lettere di licenziamento.
Tra le misure adottate dall’azienda per tutelare i livelli occupazionali c’è il passaggio, su base volontaria, in una delle due aziende satellite a fronte di condizioni contrattuali diverse.
[ant_dx]ESTATE NERA – Ci sono, poi, le vertenze ormai appese a un filo. Nella sola San Salvo l’estate è stata tremenda dal punto di vista occupazionale. La storica camiceria Rossi ha cessato l’attività, a casa sono rimaste 28 persone [LEGGI], stesso discorso per la Planet Service che produceva componenti per la Denso impiegando 20 lavoratori.
Legato alla Denso è anche il destino della Sam i cui 21 dipendenti hanno varcato per l’ultima volta i cancelli il 7 agosto nonostante i livelli produttivi non siano mai scesi [LEGGI]. Per questa storica realtà uno spiraglio si potrebbe aprire con acquirenti del sito. I sindacati hanno lanciato un appello a Febbo e sindaco Magnacca; dall’assessore regionale e dal primo cittadino per ora non sono arrivati altri segnali. Per l’insediamento di un’eventuale nuova proprietà sarà necessario il confronto con la Denso, unica cliente per la quale l’azienda produceva.
Una speranza simile è quella dei 31 dipendenti della Cbi di Gissi che produce ventole industriali. La prossima settimana potrebbe portare notizie su questo fronte. Gli attesi incontri con la proprietà hanno confermato la difficile situazione della fabbrica della Val Sinello. Secondo alcune indiscrezioni la cura per cercare di salvare il sito potrebbe cominciare dalla riduzione del personale, ma per ora tutto resta nel campo delle ipotesi.