Gli esuberi restano 55, ma “nessuno deve perdere il lavoro”. Gli ammortizzatori sociali verranno sfruttati fino alla scadenza del 23 settembre “per svuotare gli stock nei magazzini e poi riprendere la produzione fino a fine anno e arrivare al 2020 al rinnovo della cassa integrazione”. Il futuro della Pilkington di San Salvo si chiama: impianti innovativi, tra cui “la pressa a curvatura variabile, che siamo i primi al mondo ad avere”. Così si può affrontare una flessione del mercato che, in base ai dati del mese scorso, ha fatto registrare, rispetto a giugno dello scorso anno, “una flessione del 3-4%, che per Fiat arriva al 14% e, nello specifico, per Pilkington si attesta attorno al 6-7%”.
Fim Cisl, Filctem Cgil, Uilcem Uil e Confederazione Cobas si apprestano a incontrare i lavoratori dello stabilimento della zona industriale di Piana Sant’Angelo che, con i suoi circa 1800 dipendenti, è la fabbrica più grande del Vastese e dell’intera Nsg, il gruppo giapponese che, nel 2005, ha comprato Pilkington dalla precedente proprietà inglese della multinazionale specializzata nella produzione di vetro per auto. A poche ore dalle assemblee, convocano una conferenza stampa unitaria: “Mai così uniti”, dicono i leader provinciali dei lavoratori del settore chimico, Franco Zerra, Emilio Di Cola, Arnaldo Schioppa e Domenico Ranieri, che raccontano come, attraverso “un cammino complesso” si deve arrivare al traguardo del salvataggio di tutti i posti di lavoro della fabbrica più grande del Vastese.
LA SITUAZIONE – Per ribadire l’unità d’intenti, i rappresentanti dei sindacati chiedono che le dichiarazioni vengano pubblicate a nome di tutte e quattro le organizzazioni rappresentative dei lavoratori: “Questo percorso è partito anni fa con 625 esuberi, poi scesi a 228, quindi a 190 per arrivare a 130 nel giugno 2018, quando è stato siglato l’accordo quadro. Sono state messe in atto azioni che hanno portato a ridurre a 55 i lavoratori oggi in esubero: insourcing, che ci ha permesso di far svolgere a dipendenti Pilkington quelle mansioni che, fino ad allora, erano affidate a imprese esterne; riorganizzazione, con cui è stato ridistribuito il personale in quei settori della fabbica dove si facevano molti straordinari e poche ferie. Inoltre, l’azienda ci ha comunicato di aver svolto, nel giro di un anno, 25mila ore di formazione in vista del rinnovo degli impianti. Attualmente le nuove attività impiegano 30 lavoratori, ma si potrà arrivare a oltre 100. Ormai, tranne alcuni casi in cui sono in via di definizione gli incentivi all’esodo, è stata azzerata la quota 100 per il pensionamento”.
LA SOLUZIONE – Dopo l’incontro di ieri al Ministero dello Sviluppo economico, il quadro è questo: siamo, ormai, nei 60 giorni che precedono la scadenza della cassa integrazione. L’azienda può, quindi, chiedere la proroga per rinnovarla nel 2020. Nel frattempo, “fino alla scadenza del 23 settembre, si possono sfruttare al massimo gli ammortizzatori sociali, in modo da abbassare gli stock di prodotti giacenti, svuotare così i magazzini e riprendere la produzione in autunno fino al termine dell’anno. Poi, all’inizio del 2020, beneficiare di nuova cassa integrazione”.
IL FUTURO – Un meccanismo che consentirebbe di avere il tempo necessario a puntare sui prodotti all’avanguardia, sfruttando macchinari di ultima generazione: “L’impianto T04 velocizza la produzione e, di conseguenza, i costi si abbassano. Nei nuovi impianti, come la pressa a curvatura variabile, siamo i primi al mondo”.
“Il Piano industriale della Pilkington rappresenta il futuro della comunità e del comprensorio, perché doterà la fabbrica di impianti che la concorrenza non ha”. Permangono perplessità sui tempi di smantellamento dei vecchi macchinari e di montaggio dei nuovi: le due operazioni non saranno simultanee. “L’innovazione ci consentirà di essere competitivi sul mercato, conquistando nuovi ordinativi, ma per lo sviluppo delle auto servono 18 mesi e, quindi, si prevede che il 2020 sarà un altro anno nero per l’automotive, perciò puntiamo a una ripresa nel 2021. Il Vastese, da anni, è abbandonato dalla politica. Lo dimostra il fatto che, in Abruzzo, solo la Val Vibrata rientra tra le aree di crisi complessa”.