È un caldo pomeriggio di giugno. Quando entriamo nello studio di Davide Scutece ci troviamo di fatto all’interno di un appartamento interamente adibito a laboratorio di pittura. Opere ovunque, al centro della sala d’ingresso due ampi divani di pelle, dalla stanza accanto provengono le note di Karma Police dei Radiohead: “Li ascolto spesso quando dipingo”, ci spiega l’artista.
Davide Scutece ci accoglie nel suo mondo in pantaloncini e maglietta, i piedi scalzi. Si affretta a spiegarci bene ogni quadro, dai titoli fino alla tecnica di realizzazione. Potrebbe probabilmente parlare per ore mentre si sposta da una stanza all’altra indicando ora questa ora quella tela. Ci sono tele immense, trittici giganteschi e poi quadri minuscoli, quasi tasselli di un puzzle.
Ogni tela è la fotografia esatta di una sua sensazione. Lo stile di Davide Scutece, infatti, è espressionista. La corrente artistica di chi rappresenta le emozioni sul momento. Filone molto importante di questa corrente è inoltre l’action painting, in cui l’artista realizza opere in un lasso di tempo minimo. Minuti, a volte pochi secondi. Dare sfogo alle proprie emozioni in modo rapido e imponderabile, come se non ci fosse uno schema. E invece, lo schema c’è, ma è troppo ineffabile per essere ripetuto. Così nascono opere ogni volta diverse, che trasmettono una vasta gamma di sensazioni a chi le ammira. “Amo gli espressionisti del Novecento, in particolare Emil Nolde, Oskar Kokoshka, Otto Dix”. Artisti che Davide ha avuto modo di vedere e studiare nelle tante mostre che frequenta fin da ragazzino. Sicuramente la pratica dell’action painting non è estranea a Davide, che racconta di come a volte lasciare un’opera in fase di realizzazione o dover temporeggiare per iniziarla lo rendano molto oppresso. “Ho un pensiero fisso e un peso sullo stomaco fino a quando non metto le mani sulla tela e finisco”.
Tanti i progetti realizzati da Davide Scutece, aziende e privati si affidano infatti spesso alla sua arte per decorare le proprie sedi e abitazioni, ma non solo. In tempi recenti Davide si è dedicato anche all’insegnamento, aprendo un corso, una sorta di scuola di arte, aperta a tutti. Mentre proseguiamo nel tour del suo studio, dove ogni quadro rappresenta una tappa obbligata nell’inconscio dell’artista, siamo immersi in un mare di sensazioni e atmosfere diverse. È come ascoltare una playlist di canzoni tutte diverse ma collegate armoniosamente tra di loro. Non a caso, proprio la musica, influisce molto sull’arte di Davide.
In quella che dovrebbe essere la camera da letto della casa ci sono due quadri molto particolari. Il primo vede raffigurato un uomo nel mezzo di un ballo che sembra attingere ad una qualche influenza tribale, “Quando nasci non puoi nasconderti“. È una quadro che rappresenta pienamente il suo passaggio ad una nuova vita, avvenuto diverso tempo fa. Via dal lavoro, via dai problemi sentimentali. Un rituale voodoo su tela raffigura il cambiamento. Il soggetto, che in altre tele non è mai centrale, qui è il centro dell’intero universo dell’artista. “Era un momento della mia vita in cui avevo bisogno di mettermi al centro del mio mondo”.
La parete accanto è occupata invece dalla rappresentazione di una fabbrica in fiamme, intitolata “The safe system is picking you up for hunger”. “Mi hanno accusato, ingiustamente, che per un errore avrei potuto dare fuoco all’edificio. Quando ho letto questa accusa ho dipinto questa tela”. Il soggetto, l’incendiario della fabbrica, in questo caso è raffigurato come una macchia nera posta sul tetto dell’edificio.
Ma da quando Davide ha lasciato il lavoro in fabbrica le cose per lui sono diventate più semplici. “Ora ho tutto il tempo necessario per creare da solo i miei colori a partire dai pigmenti”. E il suo è un lavoro a tempo pieno ora. La sua tecnica prevede l’uso dei colori a olio, ma si declina in tante misure diverse. Per un quadro in particolare,”I go away“, non sono stati usati pennelli, ma il catalogo Ikea lasciato nella cassetta della posta. “Avevo bisogno di un pennello molto grande, ma solo all’ultimo mi sono reso conto di non averlo. Il catalogo di Ikea è stata la prima cosa che ho trovato”. Il risultato, neanche a dirlo, è magistrale.
Se avete voglia di vedere dal vivo le sue opere non tormentatevi, dal 2 al 9 agosto, presso la Biblioteca Mattioli di Vasto, avrà luogo una sua mostra in cui saranno esposte molte delle sue opere.
Foto: Giuseppe Ritucci