“Lavoratori non preoccupati, ma preoccupatissimi”. Rischia di essere una calda estate quella della Cbi di Gissi (ex Chicago Blowers) fabbrica che nella zona industriale della Val Sinello impiega 31 persone (40 nei periodi di maggior produzione). Dall’azienda escono ventole e aspiratori per uso industriale di grandi dimensioni (quelli usati anche in gallerie e trafori) da vent’anni durante i quali si sono succedute varie proprietà. La Cbi Fans ha la sede centrale a Monza e altri quattro stabilimenti distribuiti tra Italia (Cambiago e Gissi), India e Belgio.
I TIMORI – La preoccupazione nasce da un’indiscrezione arrivata dalla sede di Monza. Per alcuni si parlerebbe addirittura di chiusura a fine mese. Un’eventualità, questa, che ha comprensibilmente messo in allarme le maestranze e che non ha avuto ad oggi smentite né conferme ufficiali.
È proprio questo silenzio sul destino della fabbrica a preoccupare sindacati e lavoratori anche perché il sito gissano ha visto, oltre al calo di ordinativi, anche un progressivo trasferimento di lavorazioni. I sindacati da oltre un anno chiedono ai rappresentanti aziendali un incontro, ma senza ricevere risposte o convocazioni.
[ant_dx]L’ASSEMBLEA – L’eccezionalità della situazione ha spinto le sigle sindacali a convocare urgentemente un’assemblea di fabbrica per questo pomeriggio per decidere quali azioni intraprendere. Carmine Torricella (Fiom Cgil) e Angelo Angelucci (Fim Cisl) confermano i timori: “Da circa un anno e mezzo stiamo chiedendo un incontro all’azienda, ma non siamo riusciti a ottenerlo e questo ci fa pensare, i lavoratori sono preoccupatissimi. Alcune lavorazioni sono state spostate in altri stabilimenti, altre modificate. Eventuali problemi si rifletterebbero anche sull’indotto. Oggi decideremo con i lavoratori il da farsi perché dobbiamo dare un segnale, speriamo di ricevere una risposta dall’azienda a stretto giro altrimenti scenderemo in strada”.
La Cbi si trova sulla stessa strada dell’ex Golden Lady che sei anni fa – dopo una doppia riconversione finita male – lasciò a piedi 400 persone e del Pantalonificio Canali che chiuse nel 2016 licenziando 99 dipendenti. In quel periodo nerissimo per l’occupazione del Vastese, la Cbi (in quel 2013 dei presidi permanenti) faceva notizia per i premi di produzione elargiti ai dipendenti grazie al buon momento che stava passando.
SOLIDARIETÀ DA MONZA – A Monza (dove pure i volumi produttivi sono scesi), un paio di settimane fa, i sindacati hanno incontrato l’azienda chiedendo un nuovo piano industriale e finanziario, ma in quella data il rappresentante della Cbi non lo ha fornito promettendo di farlo a breve.
Nessuna informazione sul futuro, quindi, anche lì come conferma a zonalocale.it Giorgio Pontarolla della Cgil di Monza: “Non siamo rimasti indifferenti rispetto al sito di Gissi, lavoriamo territorialmente, ma c’è sempre l’intento morale di fare una contrattazione inclusiva. Sul sito abruzzese ci è stato risposto che nulla è stato determinato, quindi attendiamo che l’azienda, come doveroso, ci informi se sono state prese decisioni nel frattempo”.
Lo stesso sindacalista poi aggiunge: “Può dar per certo che da Monza avvieremo sicuramente dei percorsi di solidarietà nei confronti dei lavoratori del gruppo di altre sedi”.