“L’arrivo a Santiago è sempre una grandissima emozione, che ti ripaga di tutte le fatiche, il male ai piedi e a a volte anche la paura di non farcela”. Sono queste le parole di Francesca Colacioppo, lancianese doc, fotografa, 30 anni appena compiuti, di ritorno dal suo secondo Cammino di Santiago, dopo il primo fatto ormai quasi due anni fa [LEGGI QUI].
“Sono partita perché avevo bisogno di respirare aria nuova, di stare un po’ sola con me stessa, di ritrovarmi e camminare, con le gambe e con la mente. – dice Francesca – E il Cammino, non un viaggio qualsiasi, è la destinazione migliore”.
Così, con uno zaino in spalla di circa 9 chili e mentre gli altri erano impegnati a festeggiare il primo maggio, lei è partita alla volta di Porto, per iniziare il suo Cammino, questa volta da sola, per circa 300 chilometri nel percorso portoghese, da fare in 15 giorni. “Ho deciso di partire da sola perché era la scelta più giusta per me, – racconta Francesca a Zonalocale – e anche se, devo ammetterlo, la paura era tanta, una volta arrivata in Portogallo mi sono resa conto che non sarei mai stata sola davvero”. Sono due le cose che, infatti, dice di ricordare appena atterrata: un forte odore di terra e la grande ospitalità e propensione verso il prossimo dei portoghesi, mista alla solidarietà che si instaura tra pellegrini.
E dopo aver preso il libretto (la credenziale, ndr) in cui farsi mettere i timbri nelle varie tappe, un breve giro di ricognizione e la prima notte in ostello, è iniziato il cammino portoghese di Francesca che poi, in effetti, si è ritrovata in compagnia dopo pochi chilometri. “Quasi subito ho incontrato due ragazzi di Malaga, Alvaro ed Elena, con cui mi sono immediatamente trovata ed abbiamo iniziato il cammino insieme. – ricorda Francesca – E tra un bicchiere di vino, una cambio di percorso inaspettato e risate a non finire tra [mar_dx] italiano e spagnolo, mi sono ritrovata a più della metà del Cammino, quasi senza rendermene conto”. E quei dieci giorni sono quasi volati, non senza difficoltà, ma con due compagni di viaggio divertenti, vispi e solidali. Ma il vero percorso che si era ripromessa di fare Francesca era sola così ha deciso di abbandonare i suoi compagni di avventure e di proseguire verso Santiago sola con se stessa.
E forse è proprio lì che è iniziato il vero di Cammino di Francesca. Già, perché il Cammino verso Santiago, se interpretato nel modo giusto, è come una sorta di terapia, in cui però non serve affatto lo psicologo, ma basta ritrovarsi, sinceramente, soli con se stessi, con i propri fantasmi, paure e speranze e solo camminando è possibile superare tutto. Un passo alla volta verso la meta, fisica, mentale e spirituale, fino a gettare a terra, ai piedi della cattedrale di Santiago, quel pesante zaino che diventa un po’ la metafora di tutto.
“In quei quattro giorni sola ho avuto modo di riflettere e di prepararmi all’arrivo a Santiago anche se, – spiega – quando si è nei pressi della cattedrale e si inizia a sentire il suono delle cornamuse che ti accolgono, tutta la preparazione del mondo non serve a nulla ed è praticamente impossibile trattenere le lacrime”, fino ad un liberatorio “ce l’ho fatta”, che poi altro non è che una semplice metafora di tutto ilresto.
“Consiglierei di fare il Cammino a chi si è fermato. – conclude Francesca – E no, in 15 giorni è impossibile tornare a casa cambiati, ma senza dubbio mi sono ‘riconosciuta’ e sono rientrata più consapevole di me stessa, delle mie potenzialità e di ciò che sono. E dopo aver guardato la cattedrale di Santiago ed aver ritirato la Compostela, ne sono certa, farò di tutto per non farmi più fermare dalla vita”.