Vasto, primavera 1949. Nel quartiere “Santa Lucia” un gruppo di giovani si è messo in testa di formare una squadra di calcio. Tra questi giovani c’è Nicola D’Annunzio, classe 1929, accanito tifoso, come tanti allora, del Torino, il “Grande Torino”.
4 maggio 1949, la “sciagura di Superga”: l’aereo che riporta in patria la squadra del Torino, reduce dalla trasferta di Lisbona, a causa delle pessime condizioni meteorologiche, in fase di atterraggio si schianta sulla collina di Superga. Nessuno sopravvive… È lutto in tutto il mondo sportivo e non.
Nella mente di Nicola, un pensiero: “questa squadra non può morire!”. Era un patito del Torino ma, più di tutto, il suo idolo era il portiere, Valerio Bacigalupo, di lui, ancora oggi, ha stampato in mente il motto: “Io non faccio entrare il nemico in casa mia! (Casa mia è la porta che difendo e il nemico è il pallone)”.
Pochi giorni dopo la sciagura, il 10 maggio, Nicola convoca i giovani amici di via Santa Lucia e propone loro di intitolare la nascente squadra proprio al portierone Bacigalupo. Quest’anno, con il ricordo dei 70 anni dalla sciagura di Superga, ricorre il 70° di fondazione della “Bacigalupo Vasto”.
IL RACCONTO DI NICOLA D’ANNUNZIO – Oggi apro Messenger e trovo questo messaggio di mio fratello Nicola D’Annunzio, (90 anni a dicembre, da 69 anni in Australia). Sono commosso e lo condivido con chi ha la bontà di leggerlo.
“Fernando… oggi (4 maggio 2019), sono 70 anni da quando tutta la squadra del Torino perì a Superga. Io aspettavo il lunedì che apriva il giornalaio (di cui non ricordo il suo vero nome ma tutti lo chiamavano caccà perché tartagliava. Non ricordo il nome della strada perche’ manco da Vasto da 69 anni, era a lù ciardinette, andavo lì per comprare il “Corriere dello Sport”. La prima cosa che mi apparì e mi colpì quella mattina fu questo titolo L’aereo del Torino reduce da Lisbona precipita e si incendia… tutti i giocatori, dirigenti e giornalisti deceduti. Non potei leggere oltre, tornai a casa, aprii la chiesa di Santa Lucia (avevo la chiave perché la nostra famiglia si occupava di quella chiesa), mi chiusi dendro e lì pregai per loro… e fu proprio lì, ci fu qualcosa che illuminò la mia mente e mi agitò. Dissi a me stesso ‘Bacigalupo non è morto!’ (Ritorno un po’ indietro e spiego perché alla mia squadra gli misi nome Bacigalupo… perché mio cugino, Giovanni Salvatorelli, che è sulla foto, la prima e unica foto del ’49, era un bravissimo portiere e gli dicevo sempre: ‘Se tu continui così diventerai bravo come Bacigalupo!’).
Il 5 maggio, dopo aver letto il Corriere dello Sport, chiamai Ezio Pepe, mio vicepresidente, Giovanni Salvatorelli, il portiere e Nicola Fiore, segretario; raccontai loro della sciagura e dissi: ‘C’è uno della squadra che si è salvato, perché il suo nome rimarrà immortale, si chiama Bacigalupo!”. Dopo qualche giorno, il 10 maggio, in assemblea, decidemmo di dare alla nostra squadra il nome Bacigalupo‘.
Carissimo Fernando questa rivelazione non l’ho mai fatta perché volevo raccontarla in occasione del 70° della fondazione, ma la rivelerai tu al posto mio, perché ho sempre avuto fiducia in te. Grazie anche perché ti sei adoperato per conservare il nome Bacigalupo anche dopo che la mia squadra non esisteva più. Era proprio destino che la mia preghiera venisse accolta…
Fernando D’Annunzio