Gli orti urbani per “mettere a disposizione il proprio tempo per se stessi e per la collettività con la voglia di lasciare qualcosa agli altri”. L’architetto paesaggista Giuliano Di Menna della cooperativa Sagrus, che gestisce la Riserva naturale Bosco di don Venanzio a Pollutri, individua la finalità degli spazi coltivati all’interno delle città. Lo fa nel convegno organizzato dall’associazione Vasto orti urbani insieme alla Nuova libreria in piazza Barbacani. L’incontro pubblico è moderato da uno dei referenti del sodalizio, Nicholas Tomeo.
La sociologa Veronica Telese racconta l’iniziativa “Il Parco che vorrei”, attuata altrove con successo. “Insegnanti, dirigenti, pedagogisti, bambini e un’equipe di progettisti, tecnici hanno curato questo progetto per la creazione di un parco urbano. Anche i bambini si sono messi a martellare con i chiodini per realizzare il parco dei desideri”.
“I nostri spazi verdi – sottolinea Di Menna – si riducono spesso a ora d’aria degli animali, o a una panchina triste per chi ha bisogno di una boccata d’aria. Abbiamo le esperienze di grandi città nel recupero del verde, spesso all’estero. Ma dobbiamo guardare alle nostre piccole realtà. Vasto, Chieti e Pescara non sono ancora città nel senso moderno del termine. Nelle periferie, il verde si vive, nella migliore delle ipotesi, attraverso una casa unifamiliare col giardinetto, nella peggiore attraverso tristissime aiuole seminate all’inizio e poi ridotte a terreno sterile. Un parco urbano è un’opera di architettura che da fatta da chi ne capisce. A Vasto avete un espemio meraviglioso: il Giardino d’Avalos. Lì c’è una bellezza culturale. Il Bosco di don Venanzio è uno spazio che ha un pensiero. Ben venga l’esperienza degli orti urbani. La finalità è mettere a disposizione il proprio tempo per se stessi e per la collettività con la voglia di lasciare qualcosa agli altri”.
[mic_sx]