Come accade da oltre un decennio, è un Primo Maggio di attesa per tanti lavoratori. Il Vastese non fa eccezione con le vertenze che si sono succedute negli ultimi anni.
OGGI – Quella più recente porta il nome di Sam srl. Dopodomani, 3 maggio, i 25 lavoratori avranno qualche indicazione in più sul destino che li attende. Il caso è esploso poco prima di Pasqua. La proprietà della fabbrica che produce componenti per la Denso aveva annunciato la chiusura il 30 aprile a causa dell’indebitamento. I sindacati (Cisl e Cgil) hanno indetto uno sciopero di due giornate [LEGGI] che ha portato il sindaco Tiziana Magnacca a convocare un tavolo con gli tutti gli attori coinvolti: Sam, Denso, sindacati e rappresentanti istituzionali.
[ant_dx]Tutto ruota intorno ai contratti al ribasso con l’unico cliente, la multinazionale giapponese. La richiesta di Massimo Castagna (cda Sam) è una rinegoziazione di quest’ultimi. La Denso in Comune ha glissato, ma nel frattempo lo stesso Castagna è tornato, per ora, sui propositi di chiusura e domani i cancelli saranno aperti anche se non si sa fino a quando [LEGGI].
Per le 25 maestranze – che ritengono la fabbrica “una seconda famiglia” – potrebbe esserci anche un’altra ipotesi emersa dall’incontro: il sindaco ha infatti parlato di impreditori piemontesi pronti a rilevare il sito. Tra due giorni se ne saprà di più
Granito Forte – Altra vertenza che si trascina da mesi è quella dell’azienda che produce mattonelle nell’area artigianale di Fresagrandinaria occupando circa 200 lavoratori tra personale interno ed esterno. Su 7 forni ne sono accesi solo 4 a causa del calo di commesse. Agli interinali (circa 25) il contratto non è stato rinnovato e si registra ancora qualche unità in esubero. Rispetto all’inizio dell’anno, però, la situazione sembra leggermente migliorata grazie agli sforzi di proprietà e maestranze soprattutto sulla qualità del prodotto e nei prossimi mesi potrebbero esserci svolte positive.
DOMANI – Le sfide che riguardano il futuro non possono che ruotare intorno ai due colossi dell’automotive (circa 3.500 dipendenti complessivamente senza contare quelli dell’indotto). Il domani di Pilkington e Denso è strettamente legato alla tanto attesa e annunciata rivoluzione dell’auto elettrica. Gli ultimi mesi, soprattutto quelli a ridosso del nuovo anno, non sono stati così facili a causa degli effetti di uno stallo del mercato in tutto il continente. La fabbrica che produce vetri per auto ha dovuto inoltre assorbire il calo di ordinativi seguito alla grave crisi della Ford che ha chiuso diversi stabilimenti in Europa.
All’ex Siv (circa 2.500 lavoratori tra sede centrale, Primo e Bravo) è sempre attuale il discorso esuberi che ruota intorno alle 80 unità che potrebbero diminuire grazie agli effetti della cosiddetta quota 100. Il 2018 è stato uno degli anni più difficili risoltosi però con la firma di un piano industriale che in questi mesi sta vedendo la luce con una serie di importanti investimenti. E nuove assunzioni? Per quelle bisognerà ripassare. Gli effetti positivi – se ci saranno – della quota 100 si avranno sul numero degli esuberi, ma le uscite non saranno così sostanziose da permettere nuovi ingressi.
IERI – Non si può infine non volgere uno sguardo al passato e alle vertenze che hanno segnato il territorio. A Vasto si potrebbe citare la storia senza lieto fine della Sider. L’azienda di Punta Penna ha chiuso a fine 2015 lasciando a piedi 44 lavoratori. Le notizie più recenti riguardano il ritorno all’asta di macchinari e immobili [LEGGI]. Inutile dire che la speranza è vedere una reindustrializzazione del sito con la creazione di nuovi posti.
E il ventilato distretto tessile di Gissi? La zona industriale della Val Sinello ne ha viste di strade lastricate di buone intenzioni. Golden Lady prima, pantalonificio Canali poi… sono solo due pezzi di quella che poteva essere un’area industriale con una vocazione per il settore tessile, ma probabilmente i primi a non crederci sono stati proprio i rappresentanti istituzionali che a più riprese hanno citato questa ipotesi accompagnata sempre da promesse di finanziamenti ad hoc. Area di crisi, accordo di programma, Zes: la Val Sinello sarebbe dovuta rientrare in tutte queste misure anti-crisi. Fortunatamente, può continuare a vantare diverse fabbriche in salute (Silatech, Robotec, Arkema ecc.). Non mancano, come detto, le storie finite male: il pantalonificio (100 lavoratrici) ha chiuso e lo stabilimento è rimasto vuoto, così come la Golden Lady che fuggendo all’estero ha lasciato 380 persone prima in balia di una doppia riconversione-barzelletta e poi senza occupazione.
Quest’ultimo caso merita qualche riga in più. Il sito, due anni fa, è passato all’ex genero di Nerino Grassi (boss della Golden), Sandro Veronesi. Tolta la storica insegna, vi si è insediata la Unos srl che produce per la Falconeri del gruppo Calzedonia proprio di Veronesi [LEGGI].
Secondo le indiscrezioni, attualmente occuperebbe circa 80 lavoratori con buone prospettive di crescita (quelli che circolano sono numeri importanti). L’azienda sin dall’inizio ha posto un muro con l’esterno – nessun rapporto con i sindacati né con le istituzioni locali (Comune e Regione ecc.), non c’è neanche l’insegna – ma, alla luce del panorama occupazionale attuale, la riflessione che si fa largo è: “Tutto bene, purché si lavori” e, forse, è proprio così.