Scuole e pozzi per l’acqua potabile e, da oggi, anche salute e medicina. Oltre ai suoi due storici punti di forza infatti, l’associazione “Progetto Etiopia Onlus – Lanciano” inaugura un terzo canale, quello dell’assistenza sanitaria, in particolare nel punto di Primo Soccorso nel villaggio etiope di Maganasse.
Venerdì 3 maggio alle ore 18, durante l’incontro Reportage dall’Etiopia, nella sala multimediale dell’ospedale Renzetti, i medici coinvolti dalla onlus e altri addetti, presenteranno i primi risultati, raggiunti durante la recente missione.
Il pomeriggio sarà arricchito dalla proiezione degli scatti del fotografo Roberto Colacioppo, che da anni segue la onlus, e dall’intervento dei dottori Maurizio Maddestra, neurologo, e Valerio Flacco, pediatra. Parteciperanno anche l’infermiera Rosetta Di Fazio e la fisioterapista Donata Basile, nonché Alvaro Rosi, da sempre parte attiva dell’associazione; tutti protagonista nell’ultimo viaggio della onlus in Etiopia.
Saranno inoltre presenti il direttore regionale CIA Mariano Nozzi e il direttore provinciale Alfonso Ottaviano che, anche loro partecipi del viaggio in Etiopia, illustreranno la nuova collaborazione tra la “Progetto Etiopia onlus – Lanciano” e la CIA, Confederazione italiana agricoltori (sezione Abruzzo), in particolare il programma di sostegno alimentare che sarà fornito ai bambini di alcune delle scuole costruite dalla stessa onlus.
Tra i primi punti in programma venerdì, il bilancio sull’attivazione di un elettrocardiografo donato grazie al protocollo d’intesa firmato con Antonio Verna, presidente Iasmed, International Association Medical Devices. Durante la presentazione, i medici coinvolti parleranno anche degli interventi effettuati in loco, [mar_dx] tre mesi fa, per curare la popolazione di Maganasse, con un occhio di riguardo ai più piccoli.
“L’iniziativa prende spunto dalla necessità – dichiara il presiedente della onlus Angelo Rosato – di organizzare, periodicamente, la presenza di professionisti della medicina, nelle zone lontane da Addis Abeba, dove è alta la mortalità di bambini per mancanza di acqua potabile, di cure specifiche, di personale qualificato. Dopo tanti viaggi in Etiopia, ho toccato con mano la situazione. È un progetto, questo, che avevo in mente da tempo e ho finalmente incontrato le persone giuste, che ringrazio di cuore, per aver partecipato e soprattutto perché hanno visto le reali necessità di questa parte di Corno d’Africa rendendosi disponibili a collaborare con noi”.