L’associazione a delinquere che gestiva lo spaccio di stupefacenti nel Vastese non era di stampo mafioso. Lo ha stabilito con la sentenza emessa poco fa la Cassazione che ha messo la parola “fine” sul maxi processo Adriatico.
La vicenda è quella dell’organizzazione con a capo l’ex esponente del clan campano Vollaro, Lorenzo Cozzolino, sgominata all’alba del 6 febbraio 2014 con un imponente blitz dei Ros su mandato della Dda dell’Aquila. L’operazione portò all’arresto di 15 persone e a oltre 80 indagati tra Vasto, San Salvo, Gissi e San Buono [LEGGI].
Si trattò di un’operazione eclatante; qualche ora dopo gli arresti, all’Aquila arrivò anche l’allora procuratore nazionale antimafia Franco Roberti a sottolinearne l’importanza anche perché per la prima volta in Abruzzo veniva contestato il reato di associazione mafiosa.
[ant_dx]La sentenza di oggi conferma le condanne della Corte d’Appello dell’Aquila del 2017 e, soprattutto, l’assenza del 416 bis, ovvero l’associazione mafiosa. Nei confronti del verdetto del 2017 la procura distrettuale dell’Aquila presentò il ricorso in Cassazione giudicato oggi inammissibile.
“Finalmente è stato stabilito che non ci fu associazione mafiosa – commenta a caldo uno degli avvocati difensori, Antonello Cerella – Si trattava di un’associazione a delinquere semplice, ritorsioni e violenze avvenivano al suo interno e non anche nei confronti della società civile”.
LE CONDANNE – Il 12 aprile scorso è terminato il processo per gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato [LEGGI]. Oggi, la Cassazione ha confermato le condanne per coloro che hanno proseguito con l’ordinario: Giovanni Silvestrino, 4 anni e 6 mesi e 22mila euro di multa; Giovanni Silvestro 5 anni e 25mila euro di multa; Loredana Cozzolino (sorella di Lorenzo) 12 anni; Bruno Di Nenno 6 anni e 8 mesi; Enrico Tumini e Angelika Koidl 6 anni e 8 mesi; Simone Maccarone 8 anni; Joseph Martella 8 anni; Andrea Ferri 7 anni, Pasquino Nanni 6 anni e 9 mesi, Michele Luciano De Stasio 10 anni.