Il 19 maggio prossimo, il traforo del Gran Sasso chiuderà a tempo indeterminato. A comunicarlo è stata la concessionaria dell’infrastruttura, Strada dei Parchi spa, che ha spiegato che lo stop al traffico interesserà il tratto della A24 tra gli svincoli di Assergi e Colledara/San Gabriele.
La comunicazione è stata inviata dalla società ai vari enti interessati: ministro delle Infrastrutture, ministro dell’Ambiente, Regione Abruzzo, prefetti di Teramo e L’Aquila, Anas, Ispra e Infn.
La drastica decisione è stata presa come autotutela di fronte all’ipotesi di contaminazione delle falde acquifere del Gran Sasso emersa da un’inchiesta della procura della Repubblica di Teramo. Le indagini infatti avrebbero rivelato il mancato isolamento tra la falda, la superficie e le condutture di scarico delle due gallerie. Nell’indagine sono coinvolti diversi entri, oltre a Strada dei Parchi, ci sono la Ruzzo Reti che ha la gestione del servizio idrico e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. La ventilata chiusura, oltre ad avere gravi ripercussioni sulla viabilità in Abruzzo, renderebbe impossibile per gli scienziati dell’Istituto raggiungere i laboratori.
[ant_dx]Ora, tutto ruota intorno ai lavori di isolamento delle condotte per un importo di 104 milioni di euro che la Regione ha chiesto a Strada dei Parchi; quest’ultima ha però replicato che tali interventi non rientrano nella concessione stipulata.
A meno di un mese dalla chiusura, quindi, non sembrano al momento esserci vie d’uscita. Sull’argomento i sindaci del territorio temono gravi ripercussioni immaginando un arretramento della viabilità a decenni fa.
Sulla stessa lunghezza d’onda è il presidente della Cna Abruzzo, Savino Saraceni, che all’Ansa parla dei gravi effetti negativi su pendolari e autotrasportatori: “Siamo in presenza di un indecente balletto di responsabilità tra governo, Regione e gestore i cui danni finiranno per essere pagati dalla collettività abruzzese: pendolari e autotrasportatori, innanzitutto, che per attraversare l’Abruzzo da est a ovest dovranno allungare sensibilmente i percorsi, con evidente aggravio dei costi. E con danni di immagine su scala mondiale, visto che l’interdizione varrà anche per gli scienziati dei Laboratori nazionali del Gran Sasso, impossibilitati a loro volta a raggiungere l’istituto”.