Dieci anni e sei mesi di reclusione. È la condanna che la Corte d’Appello di Lanciano ha inflitto a Domenico Tantangelo, 61 anni, ritenuto dai giudici di primo grado responsabile di omicidio preterintenzionale per la morte del fratello, Mario, colpito con un pugno a seguito di una discussione in un bar di Castiglione Messer Marino.
I fatti risalgono al 22 febbraio 2015, quando la vittima aveva 54 anni. A causa del pugno subito, l’uomo era caduto a terra, battendo violentemente la testa. Trasportato all’ospedale di Pescara, aveva perso la vita dopo sei mesi di ricovero.
Stamani la sentenza della Corte. Il collegio giudicante – composto dalla presidente Marina Valente, dal giudice a latere Andrea Belli e dai sei giudici popolari – che ha accolto le richieste della pubblica accusa, rappresentata dal sostituto procuratore di Vasto, Michele Pecoraro, cui si sono associate le parti civili, rappresentate dagli avvocati Francesco Bitritto ed Elisa Milanese del Foro di Vasto e Antonella Franceschelli del Foro di Roma.
“Piena soddisfazione – commenta l’avvocato Bitritto – per una pena, quella di 10 anni e mesi 6 di reclusione, adeguata e congrua per il reato ascritto. Piena soddisfazione anche per il riconosciuto risarcimento dei danni per le parti civili costituite. Il povero Mario Tatangelo decedeva a seguito delle plurime complicanze connesse alla marcata sindrome ipocinetica (o immobilità) perdurata 6 mesi e secondaria al gravissimo trauma cranico-encefalico riportato dalla vittima”.
La difesa già preannuncia il processo di secondo grado in Corte d’Assise d’Appello: “Aspettiamo – dice l’avvocato Antonino Cerella – le motivazioni della sentenza, ma è chiaro che presenteremo appello. Secondo noi, non è stato un omicidio preterintenzionale, ma colposo, perché il mio assistito ha regito – sostiene Cerella – a un’aggressione”.