“Io vorrei ringraziare tutti quelli che ogni giorno cercano di raccontare la verità, sui migranti e non solo“. Esordisce così Alessandro Di Gregorio chiamato sul palco da Carlo Conti per ricevere il David di Donatello per il miglior cortometraggio, Frontiera. Il suo premio è dedicato “a tutti quelli che questa verità la ricercano, la approfondiscono, la studiano e che non si limitano a degli slogan sui social network“, prosegue il regista vastese. “Per questo ringrazio persone come Roberto Saviano, Diego Bianchi, Annalisa Camilli, Francesca Mannocchi, Stefano Allevi e tantissimi altri. Non facciamoci prendere in giro e restiamo umani“, conclude raccogliendo l’applauso della platea.
Frontiera, con la sceneggiatura di Ezio Abbate, il montaggio di Renata Salvatore e la produzione Kavac Film di Simone Gattoni, ha conquistato le attenzioni della giuria presieduta da Andrea Piersanti e formata da Giada Calabria, Leonardo Diberti, Paolo Fondato, Elisabetta Lodoli, Enrico Magrelli, Lamberto Mancini, Mario Mazzetti e Paolo Mereghetti [LEGGI].
[ads_dx]Nella serata di consegna dei premio dell’Accademia del Cinema Italiano salgono sul palco tutti i grandi nomi del panorama cinematografico del nostro Paese. E tra questi c’è anche Di Gregorio che sta vivendo un momento importante del suo percorso professionale. Un orgoglio per la sua terra, Vasto, che l’ha abbracciato con affetto in occasione della proiezione sul grande schermo di Frontiera [LEGGI] e che oggi gioisce assieme a lui per questo riconoscimento così importante.
Questa mattina anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella aveva accolto al Quirinale alcuni dei candidati alla vittoria. “Il David di Donatello è una grande festa per il cinema, il cinema esprime cultura, industria, ricerca. È sogno, magia, ed è parte vitale del nostro Paese. Il suo rapporto con la nostra storia è più forte di quanto si creda – ha detto Mattarella -. Il David è una competizione che si svolge in una vetrina prestigiosa, ma è anche un’occasione per fare il punto sui problemi e le potenzialità del cinema al fine di una progettualità più ricca. Viviamo un momento di cambiamento, i linguaggi si modificano e il linguaggio nel cinema non è solo strumento ma è forma espressiva. La cultura non è separata dalla vita, dai modelli sociali e dai valori e quindi il cinema non sarà mai uno sguardo distaccato sul mondo, non sarebbe amato dal pubblico senza le emozioni che è un modo per andare oltre alle proprie gioie e sofferenze