“Il bene comune è trascurato e offeso spesso ma è quello che ci dovrebbe tenere uniti“. Quello con l’ex magistrato Gherardo Colombo è un incontro che permette di fare un viaggio negli ultimi decenni di storia del Paese da un punto di vista privilegiato, quello di un uomo dello Stato che ha agito per contrastare la corruzione e la criminalità. “Il vizio della memoria”, che riprende un suo libro, è il titolo scelto per il convegno organizzato dalla sezione di Vasto dell’Associazione Giovani Avvocati con Anci Abruzzo, Anci Giovani, Comune di Vasto e consiglio dell’ordine degli Avvocati. Ad aprire l’incontro i saluti di Catherine Cirese, presidente di Aiga Vasto, poi quelli del sindaco Francesco Menna e del presidente del Coa, Vittorio Melone.
[ads_dx]La parola poi a Gherardo Colombo che, sollecitato dalle riflessioni e dalle domande di Bruno Giangiacomo, presidente del tribunale di Vasto, ha ripercorso i tratti saliuenti della sua vita e dell’attività professionale che l’hanno portato a condurre importanti inchieste, come quella sul delitto Ambrosoli, sulla P2 e Mani Pulite. Tanti gli spunti offerto da Colombo che, da oltre dieci anni, ha lasciato l’attività di magistrato. “Oggi si tende a svilire così tanto l’essere umano solo perchè ha una visione dello stare insieme opposta alla nostra“, ha detto in uno dei passaggi del discorso. E ancora.: “La memria ci aiuta a vivere in modo consapevole e quindi più guardingo. La storia è basilare per comprendere che siamo tutti esseri umani”.
Un passaggio anche sui moderni mezzi di comunicazione. “Ogni tanto guardo twitter. È una distesa di disconoscimento della dignità dell’essere umano. Ma se disconosciamo l’altro disconosciamo noi stessi. Abbiamo paura della nostra umanità, tendiamo a cercare di separarci dal male attribuendolo agli altri”. Più volte parla di dignità e diritti. “Il bene comune è trascurato e offeso spesso ma è quello che ci dovrebbe tenere uniti”. Tanti gli episodi legati a figure che ne hanno segnato il percorso e che sono state uccise, come Giorgio Ambrosoli, Emilio Alessandrini e Guido Galli. E tanti ricordi delle inchieste da lui condotte, insieme a colleghi magistrati.
Dalla sua uscita dalla magistratura Colombo si dedica a diffondere i principi che ne hanno guidato l’attività. “Vado tanto nelle scuole a parlare di regole, ma intese in modo diverso. Noi, delle regole, vediamo la sanzione e perdiamo di vista la regola stessa. Gli adulti vedono le regole con molta prevenzione, generalmente sono viste solo come cose che limitano la libertà. Ma, se le si interpreta come un rispetto della dignità, come un vedere l’altro, si inverte il senso della giustizia”. Una giustizia che deve affermare il principio di uguaglianza perchè “io non sono più di te”.
Le interviste a Gherardo Colombo e Bruno Giangiacomo