Pierluigi Biondi si è dimesso. Ha ufficializzato la sua decisione oggi pomeriggio in una conferenza stampa convocata con urgenza a Palazzo Fibbioni.
Due le questioni alla base della clamorosa decisione del primo cittadino, eletto meno di due anni fa: i fondi post terremoto che non arrivano e le fibrillazioni di una maggioranza in cui, dopo le regionali, più di qualcuno mira alle poltrone della Giunta.
Biondi, che ha annunciato “uscito di qui, firmerò le mie dimissioni”, ha venti giorni per tornare sui suoi passi e proseguire il suo mandato. Ma chiede risposte politiche chiare al Governo nazionale e alla coalizione che lo ha sostenuto alle elezioni comunali.
“Da un lato – ha spiegato il primo cittadino – le risposte del Governo sono ancora insufficienti rispetto alle aspettative di L’Aquila e di tutto il cratere e, dall’altro, c’è una situazione locale che impone alle forze politiche che sono rappresentate in Consiglio comunale un’assunzione di responsabilità anche da questo punto di vista. Per quanto riguarda il Governo, ieri ho avuto l’ennesimo incontro con il sottosegretario alla ricostruzione, Vito Crimi, al quale ho chiesto rassicurazioni per una serie di cose, la più importante delle quali è il fondo per il riequilibrio del bilancio del Comune relativamente alle minori entrate e alle maggiori spese, una cifra che è stata quantificata in oltre 12 milioni di euro, ma per cui ci è stata data rassicurazione intorno ai 10 milioni di euro. Il problema è che, a differenza di ciò che è accaduto per il Comuni del cratere, la cui somma è stata già inserita nella legge di bilancio, per il Comune dell’Aquila la stessa cosa non è accaduta per una serie di alchimie e di stravaganze parlamentari. Ma non è solo questo, perché io rivendico lo stato della ricostruzione pubblica: noi abbiamo congelati a Roma 400mila euro dell’anno scorso, 400mila euro di quest’anni e avremo l’anno prossimo ulteriori 400mila euro, che sono frutto delle economie derivanti dalla convenzione che il Comune ha stipulato con Abruzzo Engineering che, tagliando figure non necessarie e riducendo i costi, siamo riusciti ad ottenere. Presso la struttura di missione, questi fondi sono bloccati per dei cavilli burocratici che appaiono incomprensibili e impediscono di assumere a tempo determinato un contingente di persone da dedicare esclusivamente alla ricostruzione pubblica. La legge di stabilità 2014 stanziava 5 miliardi e 100 milioni di euro per tutte le attività della ricostruzione. Attualmente sono disponibili, da conti per il momento provvisori, circa un miliardo e 800 milioni”.
[mic_dx] “C’è la battaglia sulle tasse”, ma “non ci sono certezze in tal senso, nemmeno sull’innalzamento della soglia del de minimis. Questo significa che, se non si interviene rapidamente e prima che la Commissione europea decida di avviare la procedura d’infrazione multando l’Italia, bisogna trovare la soluzione, altrimenti decide e decine di aziende di questo territorio si vedranno costrette a restituire, in un’unica soluzione e maggiorata degli interessi, tutta la quota di beneficio eccedente i 200mila euro del de minimis, per cui non è dimostrabile questo nesso di causalità, con tutti i danni al territorio in termini economici e occupazionali. Una questione su cui chi mi ha preceduto a livello comunale e regionale, ha dormito sonni beati non sollecitando il Governo e non impugnando presso la Corte europea la decisione finale”.
“E poi c’è il dato locale, perché uan città che vive queste sofferenze, queste difficoltà, merita di essere amministrata con l’attenzione, con la responsabilità, con il senso del dovere e con la sensibilità che si deve a una città ferita”.
“La legittimità delle ambizioni dei singoli, o dei partiti, o delle formazioni politiche presenti in Consiglio non possono eccedere arrivando al punto dell’autoreferenzialità, per cui quello che è buono per il partito deve essere buono per tutti, ribaltando l’etica della politica”.
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