“Era un’occupazione gioiosa e festosa, c’era il coraggio di affrontare la vita perché la fame è una brutta cosa”. È il ricordo che Fioravante D’Acciaro – 15enne all’epoca dei fatti – ieri pomeriggio ha condiviso con gli alunni del “Mattioli” di San Salvo e il pubblico [LEGGI]. L’occasione è stata la prima delle iniziative in programma nell’anno che porterà al 70° anniversario dell’occupazione del “Bosco Motticce” stilate dal comitato “Il bosco e la bandiera”.
D’Acciaro è uno dei testimoni di quelle giornate di marzo 1950, quando i sansalvesi occuparono le terre al confine col Molise per chiederne l’assegnazione in modo da coltivarle e sconfiggere la fame del dopoguerra.
“Il bosco non c’era più – ha raccontato – Le querce erano state tagliate durante la guerra per usare il legno nelle ferrovie. Ormai c’era solo sottobosco, perché non metterlo a seminato? Nella sezione del Pci si decise che bisognava occupare le terre, tra i principali organizzatori c’era Luigi Ruggieri. Per questo partimmo con un attrezzo agricolo o un bandiera (c’erano quelle rosse e quelle tricolori, nda) in una mano e un tozzo di pane nell’altra” e intonando canti popolari e Bandiera rossa.
Oltre 1.500 persone si ritrovarono all’alba del 12 marzo 1950 nell’attuale via Gargheta per raggiungere quelle terre nonostante i tentativi di dissuasione dell’allora sindaco Cervone insieme a un carabiniere.
[ant_dx]La storia di San Salvo si incastona in quella serie di lotte e rivendicazioni contadine che spesso finirono nel sangue a causa della dura repressione delle manifestazioni di piazza da parte delle forze dell’ordine del ministro degli Interni, Mario Scelba.
Furono tre i giorni di occupazione contraddistinti da tensione crescente. Le terre non furono abbandonate neanche di notte, “Dal centro abitato, durante la notte, si vedevano tanti fuochi accesi per riscaldare gli occupanti che vi dormivano vicino. Era uno spettacolo commovente“.
Nei primi due giorni ci furono 27 arresti. Quella tensione sfociò il terzo giorno nell’intervento di circa 600 carabinieri che non risparmiarono le maniere forti e si schierarono con i fucili spianati. Quando il dubbio di continuare l’occupazione iniziò a pervadere anche gli organizzatori, arrivò provvidenziale l’intervento del deputato comunista (di Avezzano), Bruno Corbi che fece da mediatore con le forze dell’ordine. Convinse i manifestanti a tornare a casa assicurando il proprio intervento per lo svincolo forestale delle terre che saranno assegnate negli anni successivi.
“Allora, ci fu una festa di popolo per aver conquistato qualcosa – ha concluso un commosso D’Acciaro poi salutato da un lungo applauso – La sera a San Salvo si festeggiò e, poi, Corbi parlò dal palco”.
Quelle giornate gloriose partorirono lo sviluppo agricolo di San Salvo; “Dopo qualche anno, i nostri prodotti hanno invaso l’Europa”, ha ricordato Nicolino Torricella, presidente dell’Euro Ortofrutticola del Trigno.
Il clima di tensione e di scontro in Italia non si esaurirà, come ha ricordato ieri lo storico Nicola Verna (autore del libro Il bosco e la bandiera sui fatti di San Salvo). Solo una settimana dopo dall’occupazione del Bosco Motticce – il 21 marzo – a Lentella, Nicola Mattia e Cosmo Mangiocco di 41 e 26 anni, due braccianti, saranno uccisi dai carabinieri mentre tornavano dallo sciopero alla rovescia per chiedere “pane e lavoro” [LEGGI].