L’Abruzzo è ancora nel bel mezzo della crisi. Lo dicono i numeri impietosi dell’analisi elaborata dal ricercatore Aldo Ronci su dati di Movimprese. Nel giro di cinque anni, dal 1° gennaio 2014 al 31 dicembre 2018, 2366 imprese hanno chiuso. Il dato complessivo scende, quindi, dalle 129mila 488 del 31 dicembre 2013 alle 127mila 122 di fine 2018.
In base a questi numeri, l’Abruzzo segna il passo con una decrescita tripla rispetto alla media italiana: -1,83% contro lo 0,68% nazionale.
Tra le quattro province, solo in quella di Pescara il saldo è positivo (+636 imprese), mentre quella che sta peggio è Chieti, in cui hanno smesso di esistere 1416 attività, quasi il doppio rispetto a L’Aquila (-744). Pesante anche il decremento in provincia di Teramo: -842.
PESCARA RIPARTE, LE ALTRE NO – Nel Pescarese, a differenza del resto della regione, i primi segnali di ripresa ci sono. Cresce il settore turistico, con 196 attività ricettive in più, il commercio (+111, mentre cala nelle altre tre province), i servizi alle imprese (+240) e gli altri servizi (+613). Nel Chietino, in picchiata l’agricoltura (-919), mentre l’edilizia crolla a Teramo (-600) e a L’Aquila (-580).