Il sindaco di San Buono, Nicola Filippone, due giorni fa, ha firmato l’ordinanza che dispone l’inibizione all’uso dei locali dell’ex convento di S. Antonio dove era stato aperto il Centro d’Accoglienza Straordinario.
A dicembre, dopo i controlli di carabinieri e Asl, il prefetto ha disposto il trasferimento dei 56 ospiti [LEGGI]. Dall’ordinanza, ora, emergono le criticità riscontrate che hanno portato a tale provvedimento, tra le quali l’inadeguatezza del sistema fognario:
– le acque reflue risultano convogliate all’interno di n. 2 fosse – Imhoff interrate, a dispersione all’interno del Vallone S. Antonio (scarico delle acque reflue non più idoneo secondo la disciplina di cui alla L.R. 31/2010);
– l’insufficienza del rapporto aerante nei locali cucina e pranzo, nonché stanza, e l’assenza di un impianto di ventilazione meccanizzata in grado di sopperirvi;
– la presenza di taluni locali bagno-antibagno non separati a tutta altezza;
– la presenza di umidità e formazioni funginee in diversi punti;
– la disattivazione dell’ascensore di collegamento tra i piani.
L’ordinanza del primo cittadino inoltre dispone la regolarizzazione da parte della proprietà (l’ordine dei frati minori) degli scarichi delle acque reflue e delle varie criticità rilevate “al fine di ricondurre i locali e servizi in questione ad un’idonea destinazione e un’adeguata situazione, negli aspetti di sicurezza, igiene, salubrità, da valutarsi secondo quanto dispone la normativa vigente”.
[ant_dx]Criticità, queste, che alla luce di quanto accaduto non possono non aprire un interrogativo sui dubbi espressi da sindaco e Soprintendenza sulla sede scelta già prima dell’attivazione del centro e che nelle scorse settimane hanno trovato conferma.