Nessuna commissione speciale d’inchiesta su Civeta e progetti in Valle Cena ed eventuale appoggio alle ragioni del “No” tramite l’avvocatura del Comune. Con soli due voi in più, il consiglio comunale ha respinto la proposta del centrodestra: 9 contrari e 7 favorevoli il conto finale a causa di numerose assenze soprattutto tra i banchi della maggioranza.
La richiesta di una seduta urgente dell’assise civica era stata presentata il 13 dicembre scorso dopo i recenti passi avanti dei progetti della Vallecena srl e della Cupello Ambiente [LEGGI]. Tra le perplessità principali sollevate da Laudazi, Suriani, D’Elisa, Cappa, D’Alessandro e Prospero c’era anche il commissariamento di lungo corso dell’ente.
[ant_dx]“Ci è sembrato vago l’atteggiamento del sindaco di Cupello così come quello di Mazzocca – ha esordito Suriani – Nei mesi scorsi sono nati comitati, sono state promosse raccolte firme nel silenzio totale del comune di Vasto. Di recente c’è stato un comunicato vedo-non vedo. Come si fa a non prendere posizione come amministrazione comunale su questo tema visto che siamo a 2 km in linea d’aria e proprietari del Civeta? Non sono chiare inoltre alcune prese di posizione della sinistra cupellese”.
Il sindaco Menna nel suo intervento – oltre a una lunga rievocazione storica su commissariamento e organi consortili – si era detto “contentissimo per l’istituzione di una commissione speciale d’inchiesta. Sarò il primo a firmare le denunce su eventuali anomalie”.
“Parliamo di un consorzio – ha inoltre aggiunto – che a breve verrà soppresso con il personale che sarà trasferito all’interno dell’Agir. Io sono favorevole a ogni tipo di investimento purché sia gestito dal pubblico, non condividiamo gestioni diverse. Basta slogan, se non si fa la quarta discarica, la proposta qual è? I costi di smaltimento, soprattutto dei fanghi, rischiano di far andare via le aziende”.
“NUOVA DISCARICA NECESSARIA” – Presente in aula anche l’ingegnere Luigi Sammartino, direttore del Civeta, che ha preso la parola per chiarire alcuni aspetti a partire dalla necessità di una nuova discarica, “Pensare che il Civeta possa fare a meno di una discarica di servizio per rifiuti non differenziabili significa mettere a rischio il suo futuro”, per poi passare alla quantità e all’origine dei rifiuti.
“Maggiori quantitativi di rifiuti in ingresso – ha detto – permettono di diluire meglio i costi di gestione degli impianti, si dovrebbe viaggiare su una media di 70/80mila tonnellate all’anno; nel 2018 ne abbiamo avuto 60mila e non chiuderemo in perdita. I rifiuti urbani una volta entrati in impianti di trattamento meccanico-biologico, diventano rifiuti speciali non pericolosi e non hanno limiti di circolazione sul territorio nazionale. Dall’altra parte, non ci sono leggi che permettono a un impianto di restringere il bacino dal quale arrivano i rifiuti”.
[ant_dx]“L’invaso proposto – ha aggiunto – non è una iniziativa pubblica, il Civeta non ha c’entra nulla, e attualmente esula dalla programmazione pubblica perché il piano regionale dei rifiuti non prevede nuove volumetrie di discariche gestite dal pubblico. Significa che siccome per fine 2023 la terza vasca si esaurirà, per un’eventuale programmazione pubblica bisognerà presentare un emendamento al piano regionale. Il primo gennaio 2024 una nuova discarica di servizio dovrà essere pronta altrimenti si andrà di fronte a una grave emergenza ambientale considerato che portare fuori i rifiuti significa pagare tariffe di oltre 200 euro a tonnellata”.
Sammartino ha poi ricordato che “il Civeta ha presentato delle osservazioni in merito al progetto della Cupello Ambiente. Abbiamo segnalato al comitato Via che l’area individuata è quella prevista dal piano regolatore come di mitigazione agli impianti del Civeta. Voglio ricordare però che se arriverà il parere favorevole, non ci sarà bisogno di varianti allo stesso piano regolatore”.
Infine, Sammartino ha sottolineato quali sono i tre investimenti per assicurare un futuro al consorzio intercomunale: “Innanzitutto una discarica di servizio con la migliore governance possibile, l’entrata in funzione della centrale di produzione di biometano e un impianto di trattamento dei fanghi di depurazione. Oggi questi vengono smaltiti fuori regione con il conseguente innalzamento dei costi di depurazione”.