Alle prime luci dell’alba, è stato arrestato Babbo Natale. La clamorosa notizia, in un nanosecondo, ha fatto il giro del mondo, lasciando nello sconforto e nell’inutile attesa centinaia di milioni di bambini ed adulti. Annunciate fiaccolate per le strade delle maggiori città ma si temono anche disordini di piazza.
Al momento dell’arresto, l’anziano barbuto non ha opposto alcuna resistenza, dichiarandosi disponibile alla collaborazione con le forze dell’ordine. Infatti, è nella cella di sicurezza che Babbo Natale ha consegnato la lista dei nomi dei suoi complici, da sempre celati sotto il nomignolo di “Folletti”. Il fermo di questi ultimi è stato successivamente eseguito all’interno del laboratorio in cui avevano appena terminato la preparazione dei giocattoli e l’approntamento dei finimenti per le renne. Sono stati rinvenute e sequestrate tonnellate di oggetti di varia natura e dubbia provenienza, ora al vaglio del personale antisofisticazione e degli uffici erariali, oltre a milioni di lettere e pizzini la cui lettura impegnerà, per anni, la Procura della Repubblica; le renne volanti sono state invece affidate ad un istituto zooprofilattico al fine di sottoporle ad accurate analisi di laboratorio per individuarne la vera natura.
Non è stato certo facile individuare la residenza di Babbo Natale presso cui eseguire l’arresto. Infatti, soltanto grazie alla segnalazione di un agente sotto copertura, da anni infiltrato nella folta schiera di Folletti, è stato possibile eseguire l’ordine di cattura da parte dell’Interpol. Negli ultimi giorni, ne era stata segnalata la presenza in Alaska e, contemporaneamente, in un villaggio finlandese, poi in Lapponia, in Svezia, in Groenlandia e persino in Cappadocia.
Dopo anni di indagine, si conclude così una vicenda per dirimere la quale è stato necessario l’impegno di centinaia di investigatori dei reparti di polizia giudiziaria ed antimmigrazione la cui attività è stata resa difficoltosa dai continui cambi di generalità sui documenti di riconoscimento opportunamente falsificati asseconda il Paese in cui veniva svolta l’attività criminosa: Santa Claus, San Basilio, San Nicolás, Papa Noël, Father Christmas, Julemanden, Ded Moroz, Viejito Pascuero, Christkind, ?? ????, Kaledu Senelis, Deda Mraz, ???? ???? e tanti altri ancora.
Molti gli illeciti e le violazioni contestati: amministrativi, fiscali e penali; dall’evasione fiscale alla violazione di domicilio, dal trasporto senza documenti di accompagnamento alla circonvenzione di incapace, dal maltrattamento degli animali alla truffa con uso di pratiche di magia, dalla frode alimentare al favoreggiamento, dallo sfruttamento di personale in prestazioni d’opera all’impiego di lavoratori in nero, dall’evasione della tassa di circolazione e dell’ecotassa all’inquinamento da deiezioni animali in volo; tutti reati continuati il cui inizio è difficilmente individuabile nella notte dei tempi.
Alla contestazione dei più reati, dovrà ora seguire la messa a disposizione del collegio di difesa del fascicolo contenente prove e testimonianze. Mentre per le prime gli inquirenti dichiarano essercene più che sufficienti per sostenere l’accusa, le testimonianze appaiono inesistenti. Infatti, da quanto trapela dagli uffici giudiziari, sembra che non ci sia nessuno che abbia mai visto Babbo Natale in azione; un’oggettiva difficoltà questa, considerando che, per alcuni dei reati contestati, non vi è flagranza. Oltretutto, a nulla sono valse intercettazioni telefoniche e tantomeno sistemi di videosorveglianza, anche se da tempo predisposti sui campanili di molte città o con droni interstellari, radiolocalizzatori o satelliti artificiali.
Ma cosa ha mosso la macchina della giustizia? Da indiscrezioni, sembra ormai certo essere stata presentata, decine di anni fa (si sa, la giustizia è lenta), una circostanziata denuncia da parte di una rattrappita ed all’apparenza innocua vecchina con pochi denti, volto grinzoso e naso prominente vista uscire, con fare trafelato e circospetto, dagli uffici della Procura della Repubblica. Befana, questo lo pseudonimo utilizzato per celarne il vero nome, pare abbia così voluto porre fine ad una concorrenza che, negli anni, ne aveva minato la credibilità acquisita, con fatica, tra i bimbi; a lei, infatti, era stato consegnato l’onere e l’onore di rimarcare, nel giorno dell’Epifania, il comportamento dei fanciulli con dolci o carbone. Evidentemente, la dolce vecchina non ha retto al disonorevole affronto del moderno consumismo rappresentato da quella slitta stracarica di merce e trainata da cornutissime renne, laddove il suo mezzo di trasporto era sempre e soltanto stato costituito da una vecchia scopa di saggina; non ha retto allo sfavillìo di gioielli, al trillare di smartphone o alle fragranze dei profumi, a tutto danno dei suoi poveri doni infilati nelle calze appese sugli ancora fumanti camini. Solo una cosa restava da fare: denunciare Babbo Natale e farlo arrestare, a difesa della propria dignità, del proprio decoro, della propria antica storia.
Viva la Befana!