L’azienda tira dritto: niente reindustrializzazione, niente ammortizzatori sociali. Per gli oltre 70 lavoratori della Ball di San Martino sulla Marruccina si fa sempre più concreto il rischio licenziamento a Natale (quando scadranno i termini per un accordo) [LEGGI].
È questo infatti l’amaro pacco natalizio che la multinazionale vuole rifilare ai dipendenti abruzzesi. I suoi rappresentanti lo hanno ribadito stamattina nell’incontro al ministero dello Sviluppo economico a Roma al quale erano presenti le organizzazioni sindacali nazionali e territoriali (di Chieti e Nogara) Fiom e Fim, le rsu dello stabilimento, il vicecapo di Gabinetto Sorial e Castano per il ministero e il presidente della Regione Lolli.
Il sindaco di San Martino, Giammarino, ha partecipato al presidio davanti il ministero insieme ai lavoratori e ai colleghi di Ripa Teatina, Roccamontepiano, Guardiagrele e Rapino.
[ant_dx]MURO CONTRO MURO – “Il ministero – spiegano le segreterie provinciali di Fiom e Fim – in maniera ferma chiede ai rappresentanti aziendali che la Ball Beverage Packaging Italia venga al tavolo, che quantomeno sia responsabile, usufruisca degli ammortizzatori sociali e con un gioco di squadra cerchi con istituzioni e sindacati una reindustrializzazione del sito per tutelare chi fino ad oggi ha prodotto profitto per le loro tasche. I presenti per l’azienda al tavolo dichiarano che non hanno mandato nel dare una risposta, a quel punto il ministero annuncia che riconvocherà il tavolo entro dieci giorni. Nei fatti pochi minuti dopo a tavolo concluso la Ball per il tramite dell’associazione industriale di Chieti contatta le segreterie provinciali di Fiom e Fim e si smentisce dichiarando che non è disposta a dialogare in nessun modo ne di ammortizzatori ne di reindustralizzazione e che l’unica offerta resta quella di un eventuale incentivo economico ai lavoratori“.
UN ANNO IN SERBIA – Oltre al rifiuto netto di usare gli ammortizzatori sociali per mitigare il dramma lavorativo dei dipendenti, oggi è emersa un’altra singolarità nella vertenza. Alcune produzioni dello stabilimento di Nogara (Verona) saranno spostate in Serbia per un anno; una circostanza, questa, che per i sindacati potrebbe essere il preavviso per la delocalizzazione.
“Non è comprensibile che si chiuda lo stabilimento di Chieti e non si faccia chiarezza sulle prospettive di quello di Nogara spostando per circa un anno la produzione in Serbia. È un’operazione violenta, sia per i tempi che per l’impatto sociale, che non ci convince affatto e deve essere rivista. Insieme ai rappresentanti del ministero abbiamo chiesto di utilizzare ammortizzatori sociali, andando anche oltre i 75 giorni previsti, con l’obiettivo di mantenere lo stabilimento di San Martino e la salvaguardia degli occupati” commenta la Fiom Cgil.