Breve storia di una serie di promesse non mantenute.
L’AUTOSTRADA RISTRETTA – Non è un caso che la maggior parte degli incidenti sull’A14 accadano lungo il tratto abruzzese. E’ il più insicuro, perché stretto, tortuoso, pieno di saliscendi e viadotti. Da percorrere facendo la massima attenzione. Né pare vicina una soluzione. Le numerose sollecitazioni della classe politica locale, le richieste di rappresentanti istituzionali e associazioni sulla costruzione, quanto meno, di una terza corsia degna di questo nome, si sono scontrate con il muro eretto dalla Società Autostrade. Una barriera del “no” motivata da costi eccessivi che non sarebbero giustificati dai volumi di traffico. Tant’è che, nei tempi più recenti, anche la politica ha gettato la spugna: l’autostrada rimane così com’è, con le insidie e gli incidenti. E i cantieri, uno dei .
LA STATALE DEGLI INCIDENTI – L’attuale Fondovalle Trigno fu costruita 40 anni fa, nel 1978. Gli ultimi due decenni, metà della vita complessiva di quest’arteria, sono trascorsi tra promesse di allargamento, costruzione di una terza corsia, raddoppio della carreggiata e, agli inizi degli anni Duemila, anche la costruzione di un’autostrada che collegasse la costa con le zone montuose di Abruzzo e Molise, offrendo un veloce tracciato verso Napoli. Niente di tutto questo. La Trignina continua a mietere vittime come venti anni fa.
LA VARIANTE DELLA DISCORDIA – Nella storia delle promesse finite nel dimenticatoio, occupa un posto rilevante anche un’altra statale, l’Adriatica. Un’altra berzelletta ventennale, quella dell’arretramento del tracciato, che comporterebbe una serie di benefici: alleggerimento del traffico sul litorale, riduzione della pericolosità degli incroci, meno inquinamento nell’abitato di Vasto Marina, un nuovo tracciato costruito secondo criteri moderni di percorribilità ad alta velocità.
[mic_dx] Qui la storia del progetti già pronti e dei fondi in arrivo vive di puntate periordiche, scandite dalle tornate elettorali. L’ultimo annuncio risale a quasi due anni fa: nell’Aula coonsiliare del municipio di Vasto, riuniti i rappresentanti del governo regionale e quelli dell’Anas, gli amministratori comunali di Vasto e i sindaci del Vastese. Tre ipotesi per decongestionare l’abitato delle marine di Vasto e San Salvo, le uniche ancora attraversate dal traffico pesante: viadotto (ipotesi scartata subito per l’impatto visivo e lo spostamento minimo di gas di scarico e rumori), tunnel da circa due chilometri e mezzo nella pancia del costone di Vasto (dove già si snoda una galleria ferroviaria da 6 chilometri e 800 metri), adeguamento e collegamento delle fondovalli interne già esistenti, in modo da aggirare totalmente il nucleo abitato di Vasto. Questo accadeva nelle prima metà di dicembre del 2016, con l’appuntamento a gennaio 2017 per la scelta definitiva e l’avvio delle procedure necessarie a cantierare la grande opera. Contrasti sulla soluzione da adottare e, da quel dicembre di due anni fa, il silenzio assoluto. Chissà, forse se ne riparlerà nell’ormai imminente campagna elettorale, quella per le regionali del 2019. Del resto, alle grandi promesse il sud dell’Abruzzo è abituato.