No alle gabbie, sì alla castrazione chimica. Secondo Paolo Leonzio, presidente dell’associazione Eco-Schools Abruzzo Ambiente e Cultura, è questa la soluzione migliore per contrastare il proliferare incontrollato dei cinghiali, che devastano le campagne e provocano numerosi incidenti stradali.
Si accende il dibattito sulle contromisure da adottare. La scorsa estate Michele Bosco, presidente di Terre di Punta Aderci, l’associazione che raggruppa i proprietari di terreni e abitazioni ricadendi nella fascia di protezione della riserva naturale e nelle zone limitrofe, ha mostrato a Zonalocale il documento con cui l’Ispra (istituto per lo studio e la protezione ambientale) ha autorizzato la cattura degli ungulati (ma non l’abbattimento) all’interno delle aree protette.
Secondo Leonzio, “le associazioni che hanno in gestione le riserve naturali hanno l’obbligo di sorvegliarle e quindi di evitare il passaggio dei cinghiali: è il caso della Riserva naturale regionale di Punta Aderci, che viene troppo spesso invasa da questi animali”. Il presidente del sodalizio sostiene che l’uso delle gabbie costituirebbe maltrattamento degli animali, mentre “la castrazione chimica può essere una soluzione”.
Sulla caccia, invece, “l’Italia non si attiene alle norme europee restringendo la stagione venatoria, aumentando i divieti con l’istituzione delle riserve e limitando le specie da cacciare”. Leonzio si dice pronto ad “avviare azioni per costringere l’Italia al rispetto delle leggi europee che consentono molto più di quello che il nostro Paese ci impone”.
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