L’utimo saluto è un applauso. Per lui, che sui campi di calcio di standing ovation ne aveva ricevute tante. Nella cattedrale di San Giuseppe tanti ex calciatori, amici, appassionati di sport cresciuti sapendo che Vincenzo Mileno fu il capitano della Grande Pro Vasto degli anni Sessanta-Settanta.
All’uscita del feretro coperto di rose rosse, a battere le mani sono anche i suoi ex compagni di squadra Lo Vecchio, Di Mascio, De Foglio, Della Penna, Romoli, Cappotti, Ercolano. Non mancano altri giocatori che hanno vestito la casacca biancorossa in epoche diverse: da Alfonso De Filippis a Fiorenzo D’Ainzara e Mario Lemme. C’è Gabriele Tumini, il presidente della Vastese che, tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta, ha scritto un’altra pagina di storia del calcio locale. Non mancano gli ex allievi che, da allenatore delle giovanili, Mileno ha forgiato, dando loro insegnamenti preziosi e utili anche fuori dal campo, ne i colleghi allenatori come Battista e Di Spalatro.
Peccato che, al momento dell’ultimo saluto, non si veda neanche una bandiera biancorossa. “La bandiera è lui”, dice Nicola D’Attilio, storico tifoso vastese.
“Ho chiesto a don Gianfranco”, il parroco della cattedrale, “di celebrare oggi per riconoscenza verso Cenzino”, spiega il parroco emerito, don Giovanni Pellicciotti, che racconta: “Quando ero parroco a Gissi, mi piaceva leggere le cronache sportive della Pro Vasto, una squadra che si stava affermando. Quando vennero ad allenarsi a Gissi, ebbi modo di conoscere Cenzino Mileno, che si faceva valere nello sport. Poi, quando mi sono trasferito a Vasto, ho conosciuto anche la sua famiglia e la sua sposa. Anche a lui ci siamo rivolti quando abbiamo creato i gruppi di preghiera. Per questo, ho chiesto a don Gianfranco di celebrare oggi per riconoscenza nei confronti di Cenzino. Era un lottatore nell’ambito dello sport. Ha combattuto tante battaglie sportive. Ha combattuto anche contro le forze della natura. L’ultima partita la giochiamo con la morte e sembriamo perdenti, ma non siamo perdenti alla luce della fede. Alla luce della fede noi siamo vincitori, perché Cristo ha vinto la morte. Cenzino non è stato sconfitto dalla morte, ma è entrato nella vita nuova”.