Se è vero, come sostiene Marcel Proust nel suo aforisma più celebre, che “un viaggio non consiste nel cercare nuove terre ma nell’avere nuovi occhi”, tutti allora hanno grossomodo sperimentato cosa vuol dire fare le valigie per vagare alla scoperta del mondo. L’approccio, tuttavia, può cambiare, ed è qui che si distingue un viaggiatore dal turista, ovvero una persona che concepisce il mondo come suo habitat naturale da un’altra che osserva con occhio disinteressato, consapevole che il luogo che si palesa davanti ai suoi occhi è temporaneo come il suo soggiorno.
Nel nostro mondo globalizzato, interconnesso, la comunicazione si è fatta facile così come paradossalmente è peggiorato il contatto umano tra le persone che lo compongono. Conoscere la vera essenza degli abitanti di questo pianeta è insomma un’altra cosa ed è difficile che questa venga fuori senza un contatto diretto. Allora ecco che torna a giocare un ruolo fondamentale il viaggio, nella scoperta della cultura attraverso il luogo e la sua gente. In questo senso, viaggiare diventa pretesto per diffondere un messaggio e creare un impatto che tardi a scomparire.
Su quest’idea si fonda la Marcha Por La Paz, un progetto partito nel marzo del 2017 che si snoda tra Santiago de Compostela e Gerusalemme per lasciare un messaggio di pace e riscoprire l’indole pacifica che la nostra società diffidente ha voluto nascondere.
La Marcha Por La Paz in questi giorni sta cercando di lasciare il segno anche in Abruzzo. Abbiamo cercato di intercettare Davide, Nina e Bruno – un italiano, una cilena e un portoghese – a Casalbordino Marina, e li abbiamo trovati in compagnia dei loro 3 (al momento) asinelli mentre si godevano la sosta nelle casette di FinisTerrae.
“Marcha por la paz nasce da un ragazzo francese, Moises, mentre si trovava a Barcellona attorno ad ottobre 2016 – ci racconta Davide-. Ha avuto l’idea di raccogliere delle persone per una storica marcia della pace e da lì ha iniziato a parlarne con coloro che incontrava per strada fino a quando si è formato un gruppo pioniere che ha camminato da Barcellona a Finisterre, vicino Santiago, con l’intento di promuovere questo progetto annunciando la partenza per il 15 marzo 2017. Quel giorno ci siamo ritrovati in 13 persone, ognuna delle quali è venuta a conoscenza dell’iniziativa in svariati modi. Essendo una marcia libera tutti chiunque ha avuto la possibilità di unirsi a noi e di andarsene quando voleva. Quindi il gruppo si è modificato strada facendo: siamo arrivati addirittura a 18 persone al confine tra Spagna e Francia.”
La scelta degli asinelli rientra nella logica di un viaggio che punta a recuperare un contatto con la natura, nel carattere più umile e intimo che relaziona l’essere umano alla sua terra, come ci spiega sempre Davide: “Stiamo affrontando questo cammino in compagnia di tre splendidi asinelli, uno dei quali è nato durante il cammino, precisamente in Toscana. Essendo partiti in 13, avevamo molto materiale logistico per cui utilizzavamo una macchina. Poi però ci siamo accorti che ci divideva e inoltre ci precludeva i sentieri nei boschi. In più ci è sorto il desiderio di affrontare questo cammino in compagnia degli animali perché ci sembrava rispecchiassero di più il nostro progetto. Quali animali migliori se non gli asini che sono simbolo dei pellegrinaggi? Arrivati a Pamplona abbiamo scambiato la nostra auto con due asini ma il proprietario non ci aveva avvisato sulla gravidanza che stava vivendo uno dei due. Giorno dopo giorno notavamo l’ingrossamento della pancia e da lì abbiamo rallentato di molto i cammini, privilegiando quelli in pianura, fino ad arrivare in Toscana, vicino Siena, quando ci siamo resi conto che l’asino stava per partorire. Abbiamo trovato ospitalità in un’azienda agricola per 4 mesi e lì il 4 gennaio è nato l’asinello. Nei mesi successivi gli abbiamo dato la possibilità di crescere e di prepararsi al viaggio. I due asini femmine erano stati recintati in compagnia di altri maschi castrati, tranne uno che aveva all’incirca un anno e mezzo, riguardo al quale il proprietario ci aveva rassicurato sul pericolo di una nuova gravidanza. Invece, non è stato così. A Manoppello ci siamo resi conto della crescita della pancia della mamma che aveva già partorito e, consultando un veterinario, abbiamo saputo che era incinta.”
Da Santiago in Abruzzo, passando per la Costa Azzurra francese, quella ligure, la Via Francigena, l’Umbria, Roma fino al cammino di San Tommaso che li ha portati ad Ortona, dove i tre ragazzi sono stati ospiti del Cai accolti con tutti gli onori dalla popolazione e dal sindaco. È da un anno e mezzo che questa marcia attraversa l’Europa e si scontra con popoli, culture e paesi differenti, con in mente un grande scopo, come ci spiega Nina: “Quello che noi facciamo è parlare alla gente dell’importanza delle nostre piccole azioni e dell’impatto che generano poi nel mondo. Crediamo veramente che se tutti noi ci comportiamo diversamente, per la condivisione e la fratellanza, possiamo costruire un mondo migliore. Ogni cambiamento può generare un impatto buono e lo vogliamo trasmettere con la conversazione e la condivisione. Vogliamo che si capisca che questo deve partire da noi e che non dobbiamo lasciare questo compito allo Stato.”
Senza dubbio, quando si parla di contatto tra la natura e gli uomini, l’Abruzzo assume in tal senso un posto di rilievo, come ci ricorda Davide: “Una ragione fantastica, differente dalle altre perché ha prevalso innanzitutto la natura. Da Roma a Manoppello abbiamo attraversato tanti parchi naturali, boschi, campagne, piccoli paesini e borghi ed è molto bello aver riscontrato la cordialità delle persone che ci hanno accolto e la bellezza dei posti.”
Ciò che si nota parlando con Davide, Nina e Bruno è la loro estrema tranquillità. Si dice che il viaggio porti alla scoperta di se stessi e se da questa scoperta ne deriva una completa realizzazione, allora si può sostenere che questi ragazzi abbiano trovato un certo equilibrio. Certo, si tratta pur sempre di una marcia per la pace che non può finire qui e per questo in programma c’è la discesa fino a Brindisi, l’imbarco verso l’Albania e il cammino fino a Gerusalemme, districato tra i paesi e le zone geografiche che necessitano di un discorso di pace: Siria, Palestina, Turchia, Giordania e Medio Oriente in generale.
Per questo si tratta di una pace totalizzante, che non pretende di far capo ad alcuna religione, filosofia o politica ma accoglie lo scopo nel suo significato più puro. E non risaltando alcuna appartenenza invita chiunque alla partecipazione, anche per un breve tratto.
Partecipare è facile, basta contattare i ragazzi della Marcha por la Paz sui loro canali, che vi lasciamo di seguito:
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Sito internet
Indirizzo e-mail: [email protected]
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