Di proroga in proroga. Cinque piattaforme marine, sette pozzi di cui solo un in produzione (saltuaria) e una centrale di raccolta e smistamento. È la Concessione B.C1.LF della Edison (che ne detiene il 95% delle quote, il 5% è della Gas Plus Italiana) denominata “Santo Stefano Mare”, in scadenza nel 2020, nel tratto di costa tra Casalbordino e Torino di Sangro per la quale la società energetica ha presentato nei giorni scorsi un’istanza di proroga di cinque anni al ministero dello Sviluppo economico.
Niente di strano se non fosse per la produzione oggi ridotta al minimo dell’impianto estrattivo autorizzato nel lontano agosto 1970: tra 5mila e 8mila metri cubi di gas naturale al mese. Un drastico calo se si confronta il dato con quello di 14 anni fa quando di metri cubi ne venivano prodotti 11 milioni. Se accettata, il titolo resterebbe in esercizio fino al 2025.
Si tratta di cinque piattaforme con strutture a quattro e cinque gambe che hanno un’altezza dagli 8 ai 13 metri sul livello del mare. Un impatto visivo non indifferente. Essendo stati autorizzati quasi cinquanta anni fa, questi impianti si trovano a pochissima distanza dalla riva: tra i 2 e i 3 chilometri. Potrebbe essere proprio questa una delle ragioni della richiesta di proroga: oggi la Edison dovrebbe farsi carico delle dispendiose operazioni di dismissione e ripristino ambientale (come avvenuto nella vicina San Vito Chietino per la discussa Ombrina Mare) e non potrebbe installare nuove piattaforme a una tale distanza ravvicinata.
[ant_dx]Con il ripristino del limite delle 12 miglia marine dalla costa per impianti simili, a inizio 2016, sarebbe impossibile. Così, la Edison va avanti di proroga in proroga come accaduto l’anno scorso per la concessione Rospo Mare 1 davanti Vasto, San Salvo e Termoli [LEGGI].
Il fatto che l’esigua produttività oggi sia ridotta a un solo pozzo – tra l’altro “saltuaria” come specificato sul sito del ministero dello Sviluppo economico per le concessioni minerarie – fa pensare che gran parte del giacimento sia esaurito e l’interesse possa risiedere in una potenzialità da sito di stoccaggio (un’eventualità simile a quanto accaduto decenni fa con i giacimenti della Stogit a Montalfano).
Per i cittadini e gli operatori turistici sarebbe una beffa: l’atteso ripristino ambientale si allontana di anno in anno nonostante gran parte di quegli impianti oggi non estragga più e nonostante il limite delle 12 miglia che, però, non vale per le richieste di proroga. Nel caso il ministero accettasse la richiesta, si tratterebbe della quarta: dopo i 30 anni iniziali della concessione, la Edison ottenne la prima proroga di 10 anni nel 2001, la seconda di 5 nel 2010, la terza sempre di 5 anni nel 2016.