Il porto di Vasto può sfruttare le rotte che deriveranno dal “potenziamento del Canale di Suez” e dal “rilancio della Via della seta, sono convinto che potranno essere individuati operatori dei trasporti marittimi – cinesi, italiani o altri – interessati a sviluppare i traffici ed il porto”, ma “se gli imprenditori si sentiranno ulteriormente ed artatamente vessati, non potranno non organizzarsi per affermare, con il coltello tra i denti, il diritto allo sviluppo e alla sopravvivenza, in una guerra di contrasti che rischia di penalizzare lo sviluppo complessivo della nostra città”.
Edmondo Laudazi, leader della lista civica Il nuovo Faro, parla della questione ambientale irrisolta da anni: la difficile coesistenza ravvicinata della zona industriale di Punta Penna e della Riserva naturale di Punta Aderci.
Laudazi, Riserva naturale di Punta Aderci e zona industriale di Punta Penna possono coesistere?
“Possono assolutamente coesistere, se si pensa che la stessa spiaggia è stata creata proprio alla presenza dei moli del porto, senza i quali non esisterebbe. La coesistenza va garantita con la specializzazione delle diverse funzioni, evitando le interferenze. Da una parte il porto, da una parte la Riserva con i loro percorsi di accesso e gli spazi di sosta ben separati. La spiaggia e il sovrastante costone sono zone filtro che devono essere attrezzate per evitare l’inquinamento da sovraffollamento non regimentato e la mancanza di servizi”.
Non crede che l’ampliamento e lo sviluppo commerciale del porto, col conseguente aumento del traffico pesante, possano pregiudicare la tutela dell’area protetta?
“L’aumento, presumibile e auspicabile, del traffico pesante da e per il porto, pur volendo considerare il dimensionamento massimo del Piano regolatore portuale, è comunque irrisorio e centinaia di volte inferiore rispetto al traffico che percorre quotidianamente la adiacente statale 16, di cui non credo sia prevedibile lo spostamento a breve. E’ possibile adottare accorgimenti significativi, modificando la qualità degli asfalti e prevedendo si spostare buona parte di tale traffico sulla ferrovia, che arriverà sul molo. Non se ne accorgerà nessuno all’interno delle zone protette se, come ho già detto, si rimuoveranno le interferenze, alcune delle quali sembrerebbero create ad arte per amplificare i problemi, che pur ci sono”.
Quale destino per la Riserva? Lo sviluppo turistico è compatibile con nuove aziende nella contigua zona industriale?
“La piena utilizzabilità della Riserva non può essere un pesante fardello per le casse comunali e reggersi sul volontariato o solo sui contributi pubblici. La sua valorizzazione passa per la modifica dei sistemi di gestione vigenti e la impostazione di un conto economico serio che la faccia diventare produttiva perché effettivamente bella e amabile, non solo perché è gratuita. Le aree fragili vanno cioè protette, limitando l’antropizzazione e l’aggressione selvaggia di visitatori non controllati e non educati; vanno anche valorizzate con un marchio doc che possa qualificare le produzioni agricole aumentandone il valore, compensando così il disagio dei proprietari dei terreni che, ad oggi, subiscono solo divieti, deprezzamenti e presenza di cinghiali e lupi. Lo sviluppo turistico è ottenibile recuperando al terziario i capannoni dismessi per aumentare i servizi delle aree protette, non consentendo nuovi insediamenti industriali che possano peggiorare la qualità dell’aria o l’impatto ambientale. Di certo, però, le aziende che ci sono, porto serventi o manufatturiere, devono essere lasciate libere di portare avanti le loro iniziative, già penalizzate dal momento economico negativo nazionale, purché le gestiscano nella logica del miglioramento ambientale, nel rispetto delle leggi e della ecosostenibilità. Non si può sempre gridare ‘al lupo, al lupo’, come fanno molti interessati operatori dell’ambiente, agendo per distruggere le imprese ed i posti di lavoro di cui il nostro territorio ha bisogno assolutamente e che non possono arrivare dal turismo povero e di nicchia”.
I suoi avversari politici sostengono che lei difenda le ragioni delle imprese per un suo personale interesse professionale. Come risponde a queste critiche?
“Non mi toccano queste puerili presunte questioni di interesse personale. Io sono al termine della mia attività professionale e non devo dimostrare più nulla a nessuno. Conosco, invece, i problemi e le ragioni dell’impresa che soffre e del lavoro che manca a Vasto e ai suoi giovani. Vorrei poter dare una mano alla mia città e al suo territorio, che amo. Ho elaborato una proposta complessiva ed un progetto per la riorganizzazione ambiziosa, ecologica e produttiva della zona nord dell’abitato. Un lavoro serio, che potrebbe essere di partenza per risolvere presunti dissidi e rimuovere contrasti, spesso urlati, solo per far prevalere le ragioni dell’ambientalismo rispetto alle esigenze dell’impresa. Nessuno ad oggi pare interessato alla discussione. Io dico: fatemi provare a fare quello che propongo e poi valutate i risultati”.
Lei conosce gli imprenditori che operano nella zona industriale di Punta Penna. Quali sono i loro progetti futuri?
[mic_sx]”Gli imprenditori insediati nei dintorni del porto vivono in condizioni di grande disagio. Sanno di giocare una partita per la sopravvivenza, nella quale l’amministrazione comunale, invece di mediare e promuovere lo sviluppo facendo l’arbitro paterno e consapevole, ha preferito indossare la maglietta rossa e quella verde di quelli che fanno finta di difendere gli uccellini. Usa la burocrazia per non decidere e si trincera dietro vincoli, rinvii e carte bollate. Questo non è giusto e sarà punito dagli elettori. Per fortuna, i nostri imprenditori sono tenaci e sapranno non solo sopravvivere, ma anche organizzarsi per rilanciare trovando, nella logistica e nei servizi, spazi economici per mantenere i livelli occupazionali ed il fatturato che solo le imprese possono garantire. Dobbiamo aiutare e supportare questi sforzi. Se i rappresentanti delle imprese e della produzione si sentiranno ulteriormente ed artatamente vessati, non potranno non organizzarsi per affermare, con il coltello tra i denti, il diritto allo sviluppo e alla sopravvivenza, in una guerra di contrasti che rischia di penalizzare lo sviluppo complessivo della nostra città”.
E’ vero che imprenditori cinesi sono interessati al porto di Vasto?
“Il nostro porto è a valenza regionale e risente di una considerazione penalizzante da parte dell’attuale governo regionale, che ha dirottato molte risorse del Masperplan e degli investimenti sui porti statali di Ortona e Pescara. Ma nessuno ci può togliere quello che la natura ci ha dato, con una posizione strategica nell’Adriatico e con i fondali che abbiamo. Per queste ragioni, con il potenziamento del Canale di Suez e con il rilancio della Via della seta, sono convinto che potranno essere individuati operatori dei trasporti marittimi – cinesi, italiani o altri – interessati a sviluppare i traffici ed il porto anche investendo in proprio. Dobbiamo però essere pronti ad abbandonare le ragioni di parte, rimuovendo l’inerzia amministrativa ed il pregiudizio che, a volte, può far morire le migliori ragioni. Credo che sarà indispensabile. Altimenti si dovrà rispondere non solo agli elettori, ma anche al futuro dei nostri figli”.