Planet Funk, Marlene Kuntz e Rocco Hunt. A leggere questi nomi verrebbe da pensare: cos’hanno in comune? Forse la grandezza di un festival come Progetto Sud sta proprio in questo: nell’accostare band e artisti diametralmente opposti ma che finisco per arricchire l’estate sansalvese come oramai accade di consueto da 5 anni.
Ieri è stato il turno del rapper Rocco Hunt, sulla falsariga dell’esibizione del compagno Clementino della scorsa edizione. D’altronde, se si parla di sud è difficile trascendere da Napoli, città dallo spirito trainante e dalla forte connotazione identitaria associata un po’ a tutto il meridione. Il vincitore di Sanremo giovani 2014, recentemente anche attore nel film Arrivano i Prof, si diverte sul palco mentre di fronte a lui si palesa una fanbase giovanissima – tra piccoli e adolescenti – la cui energia ha sicuramente aiutato a rendere il dialogo tra cantante e platea costantemente attivo.
Accanto a lui un tarantolato Zoa, altro rapper conterraneo con cui Hunt condivide un’amicizia umana e professionale, a cui è stato dato spazio per eseguire due suoi brani recentemente pubblicati, Vann For e Tutt Quant. Per il resto del concerto, Zoa si è limitato a gironzolare senza sosta attorno al suo “fratello” aizzando la folla verso una condivisione corale e riempiendo la musica del vincitore di Sanremo con versi e gesti in perfetto stile rap.
La scaletta di Hunt, anticipata da 20 minuti di dj-set che hanno accresciuto l’attesa, si è articolata tra i più celebri successi del salernitano raggiungendo quota 12 brani. Tra questi si annoverano Vene e vva, Vieni con me, L’ammore overo, e i featuring con Neffa e Clementino tra gli altri come Se mi chiami e Capocannonieri. Ogni canzone è stata accompagnata da manifestazioni di gratitudine nei confronti dei fan, tra gli “ultras” che intonavano cori in suo onore, la prima fila quasi totalmente napoletana e il pubblico locale da cui Hunt ritiene di essere sempre stato accolto “con calore”.
Ma non sarebbe l’Hunt che conosciamo senza l’esaltazione dello spirito mediterraneo. Il dialetto napoletano rientra nella maggioranza delle sue canzoni così come la denuncia sociale. Nu journo buono, il brano che lo ha portato alla fama, è al contempo trasformato in un inno per la sua terra (quella del sole, non dei fuochi) e per tutto il bistrattato sud. L’altro grande successo, Wake up, diventa il monito per il risveglio di un’Italia devastata e un ricordo per le vittime di Genova: “voi ci parlate di futuro, ma intanto cade un’autostrada: è imperdonabile!”
Rocco Pagliarulo detto Hunt ha un pubblico giovane e devoto che è pronto a scavalcare e ad abbattere le transenne per salutare il suo idolo. Si può dire in un certo senso che questo live abbia concluso il discorso iniziato proprio con Clementino. Senza dubbio, ora ci tocca salutare il Progetto Sud, nell’attesa della prossima edizione, da cui ci si aspetta un’ulteriore grande crescita così come è avvenuto quest’anno.
Foto – Rocco Hunt a Progetto Sud
Foto di Luana Bottega