“Noi cerchiamo la bellezza ovunque”, cita una canzone dei Marlene Kuntz. E non hanno tutti i torti, anche perché bellezza vuol dire vedere una piazza gremita, così come è bello che a farla riempire ci sia una tra le più importanti band del rock italiano negli ultimi (oramai) 30 anni. I Marlene Kuntz sono giunti a San Salvo, in occasione della seconda serata del Progetto Sud che rinnova un palinsesto assolutamente invidiabile in viaggio tra generi completamente diversi se non diametralmente opposti.
Dall’elettronica dei Planet Funk al rock dei Marlene Kuntz quindi, che a due anni dall’ultimo album in studio Lunga Attesa, sono tornati a solcare i palcoscenici con un live concept dal titolo Due di me. Il concetto su cui si articola l’esibizione è quello del “doppio”, un tema caro alla letteratura e al cinema, basti pensare a opere di valore inestimabile come Uno, nessuno, centomila di Luigi Pirandello o L’uomo duplicato di José Saramago. Applicato però al complesso di origine cuneese diventa addirittura pretesto per rievocare un’intera carriera di grandi successi.
Nella prima parte spuntano dunque brani che si avvicinano alla linea tematica del doppio come Io e me, Due sogni, Schiele, lei, me e 111 prima di attingere dalle composizioni più celebri. Un occhio di riguardo va sempre diretto verso Catartica, il grande capolavoro pietra miliare del rock italiano e di fatto esordio in studio (col botto) datato 1994. Accanto a Nuotando nell’aria e a Sonica, è stato dato il giusto spazio ad ogni album – tranne all’ultimo paradossalmente – ricalcando l’evoluzione del gruppo tra canzoni come Bellezza, A Fior di Pelle e La canzone che scrivo per te, cantata inizialmente con Skin nel 2000 così come è stato fatto dal pubblico nella sua quasi totalità.
Due di me è un omaggio al percorso artistico che si snoda tra le sonorità che hanno contraddistinto i Marlene Kuntz nel panorama alternativo italiano. Il noise, con le sue atmosfere serrate, il grunge, con i suoi riff grintosi e infine l’indie, anche se spesso considerato dal frontman Cristiano Godano come genere “autoreferenziale”. Quest’ultimo è parso nel corso del live abbastanza distaccato dalla platea, le cui prime file annoveravano la presenza di fan datati, molti dei quali conoscevano quasi ogni canzone a memoria. Poche parole per Godano che sulla richiesta di Sonica scherza dicendo “non conosco quella canzone” e che si lascia andare solo sulla presentazione di Lamento di uno sbronzo. Ma infondo la sua energia viene sempre trasmessa sulla chitarra, nella catarsi generata dalla trance esecutiva e nell’interpretazione dei testi che rasentano lo spessore poetico.
Dietro e di fianco a lui una line up a metà tra membri storici, come Riccardo Tesio alla chitarra e Luca Bergia alla batteria, e le “new entries”, con il corposo basso di Luca Lagash Saporiti e il jolly Davide Arneodo protagonista soprattutto quando il suo violino effettato è stato chiamato in causa.
Buona anche la seconda, ultima serata con il rap di Rocco Hunt in programma non questa sera ma venerdì 31 agosto causa allerta meteo.
Alessandro Leone
Foto di Luana Bottega