È partita dall’esplosione di un colpo d’arma da fuoco contro il negozio Little Pet di Corso Mazzini il 7 ottobre 2016 l’indagine che ha portato all’arresto di cinque persone per i reati, a vario titolo, di spaccio e porto abusivo d’armi: Cristina Spada, Achille De Rosa, Mirko Di Giacomo, Piero Di Carlo e D.R.R. (quest’ultimo arrestato stamattina in flagranza di reato a San Salvo).
Gli uomini del commissariato hanno arrestato cinque persone ritenute “personalità di spicco della criminalità locale (più un quinto in flagranza di reato di spaccio di sostanze stupefacenti)”.
Dopo l’esplosione del colpo di arma da fuoco, calibro 7,65, contro il negozio di Corso Mazzini, l’immediata attività di indagine (avviata dall’allora commissario Alessandro Di Blasio e coordinata dal sostituto procuratore Gabriella De Lucia) ha permesso di accertare, grazie al sistema di videosorveglianza comunale e di alcuni privati, come l’autore del gesto intimidatorio avesse in uso una utilitaria di colore rosso. Il giorno stesso, dopo lunghe ricerche della stessa vettura tra Vasto e San Salvo, gli uomini dell’Anticrimine accertavano che la stessa era in uso ad un pregiudicato sansalvese già noto agli uffici.
“Veniva così aperto un fascicolo di indagine presso la Procura della Repubblica del Tribunale di Vasto per danneggiamento aggravato. La stessa Procura della Repubblica vastese, considerate anche le modalità e l’esplosione di colpi d’arma da fuoco, riteneva opportuno far effettuare un approfondimento investigativo alla Direzione Distrettuale Antimafia dell’Aquila”.
Le due centrali dello spaccio sono ritenute le abitazioni della Spada e di De Rosa. Qui, stamattina, a San Salvo, i cani antidroga Ayrton e Ketty hanno permesso di rinvenire 500 dosi che avrebbero fruttato sul mercato ben 35mila euro (cocaina) e 25mila euro (eroina). Trovati, inoltre 7mila euro in contanti.
Come illustrato dal commissario Fabio Capaldo in conferenza stampa, si ritiene che il colpo d’arma da fuoco contro l’attività di corso Mazzini sia riconducibile a una questione personale.
Di Carlo e Di Giacomo nell’aprile scorso erano già stati denunciati per detenzione di materiale esplodente: in auto avevano una bomba carta artigianale che, secondo gli inquirenti, sarebbe servita per altri attentati in città.