Siamo a Castiglione Messer Marino, è domenica, ma potremmo essere in qualsiasi altro centro della nostra Regione, dove nonna Domenica, così come farebbero tante altre nonne abruzzesi, non attende molto prima di poter preparare un ricco sugo di carne e ammassare della deliziosa pasta fatta in casa. Gli ingredienti sono pochi: acqua, farina, a volte le uova a seconda della tipologia di pasta, per preparare un impasto semplice, che prevede una lavorazione lunga, a tratti complessa, e mani esperte e capaci. Ma in ognuna delle possibili varianti che caratterizzano le diverse preparazioni di cui l’Abruzzo è orgoglioso custode, si intrecciano storie e memorie diverse, che si respirano tra le strade strette corrose dal tempo dei nostri caratteristici borghi, tempo che però non ha potuto spazzar via il valore inestimabile delle vecchie e belle tradizioni.
La tradizione castiglionese è legata al piatto principe tipico del carnevale: le sagne a lu cuttéure.
Le origini di questo primo piatto risalgono al tempo del funzionamento degli antichi mulini ad acqua. Era buona abitudine per i mugnai impastare acqua e farina per realizzare queste sagne a pezze da condire con salsiccia, pancetta e peperoncino dolce. Ma la vera curiosità sta nella degustazione: le sagne venivano mangiate da tutti nello stesso caldaio di rame (lu cuttéure) e rigorosamente con le mani. Oggi i mulini a acqua non ci sono più ma la tradizione si è conservata intatta e i castiglionesi vantano uno dei primi piatti più caratteristici della zona dell’alto vastese.
Ma questa è una domenica diversa per questa nonna castiglionese, che ha scelto invece di deliziare i suoi nipoti con una tradizionale pasta alla chitarra, a cui tutti gli abruzzesi sono affezionati. Una deliziosa pasta lunga, corposa e spessa, a sezione quadrata, dalla consistenza porosa, che viene così chiamata per l’attrezzo che si utilizza durante la sua preparazione. Una volta realizzato l’impasto con acqua, farina e uova, e dopo averlo fatto riposare, viene stesa una sfoglia di medio spessore, non troppo sottile, che verrà successivamente sezionata e adagiata sulla “chitarra”, carraturo o maccarunére a seconda delle zone, un telaio di legno costituito da fili di acciaio accostati parallelamente. “Accordate” le corde, assicurandosi che siano adeguatamente in tensione, la sfoglia verrà infarinata su entrambi i lati e distesa sulle corde stesse. Impugnando saldamente il matterello, sarà possibile esercitare una decisa pressione sulla sfoglia per consentirne il taglio. Eseguito più volte questo movimento, la pasta cadrà delicatamente sul fondo della chitarra e sarà pronta per essere cucinata e riccamente condita come la buona tradizione prevede.
E allora è davvero il caso di dirlo… la domenica abruzzese è fatta di piccole ma grandi cose: sveglia presto per le nonne, sugo che borbotta di prima mattina, nuvole di farina profumata mentre il sole filtra dalla finestra, matterello che viaggia leggero sulla spianatoia… il tutto per realizzare piatti “poveri”, ma ricchi nella loro semplicità. Da noi le tradizioni culinarie saranno pur semplici, così come lo sono gli ingredienti utilizzati, ma si sa, nella cucina abruzzese, come tutte le nonne ci insegnano, il vero segreto è uno solo: sparagn’ e cumbarisc!
Francesca Liberatore