Il Siren Festival è si appena concluso. Troppo presto per azzardarsi a fare bilanci ma perlomeno possiamo riuscire ad analizzare ciò che è successo tirando le somme delle quattro serate che abbiamo raccontato su Zonalocale.
Delle serate che hanno regalato emozioni così diversificate e intense, seppure della loro estrema velocità, che risulta a questo punto difficile non guardarsi indietro con nostalgia. Quest’anno, come ci aveva predetto il direttore artistico del festival Pietro Fuccio nella nostra intervista LEGGI, il Siren avrebbe tentato la possibilità di avere una spiaggia propria. Obiettivo riuscito: Bagni 51 si è trasformato in una location alternativa che nel pomeriggio ha dato spazio alle band e in tarda serata ai dj-set fino all’alba.
Dalla chiacchierata con Fuccio, in 20 giorni sono cambiate molte cose. Anzi, più che cambiare si sono aggiunte. Da una parte il Siren Film Festival, a cui è stata dedicata la serata d’apertura in un viaggio psichedelico tra Beatles e scena musicale della Berlino Ovest degli anni ’80 LEGGI, dall’altra un programma sempre più fitto di soprese come i concerti in barca a Punta Aderci e quelli casuali sui balconi. Ma non è finita qui. Ieri una festa di “arrivederci” (questo ci auguriamo) nello splendido scenario del ristorante Vistamare alla Grotta del Saraceno assieme a dj-set e cucina stellata. Insomma, non si può assolutamente dire che il Siren Festival non abbia valorizzato il territorio.
Innanzitutto, sono state sfruttate tutte le location a disposizione. Il centro storico è stato raggiunto da 4 palchi, 5 se consideriamo anche la Chiesa di San Giuseppe. Vasto Marina si è aperta al pubblico più casuale e anche la zona della Riserva Naturale di Punta Aderci è stata presa in considerazione. Inoltre, gli stand non hanno dimenticato la tradizione territoriale, sia nel cibo offerto che nel merchandise (facciamo l’esempio di Philip Puttana che ha invaso il Siren con le sue magliette).
In secondo luogo, Vasto si tramuta ogni anno in una sorta di fortunato microcosmo e si vede apprezzata da artisti di fama internazionale. E con essi vanno ovviamente considerati tutti i presenti che abbiamo scoperto, grazie alla domanda fatta da Neil Halstead durante la sua esibizione acustica, provenire da paesi quali l’Irlanda o la Germania e sicuramente da altri che non abbiamo ancora avuto modo di constatare.
Nessuno torna a casa senza aver vissuto un’esperienza rivoluzionaria. La scelta delle band e degli artisti si sta facendo sempre più variegata. Nella prima serata LEGGI, a distanza di pochi metri si sono alternati Slowdive e Myss Keta, radicalmente differenti nel loro approccio. Nella seconda LEGGI grande spazio per l’indie dei dEUS, il post-punk dei PiL e addirittura il fantastico blues contaminato da hard rock, grunge e punk dei Bud Spencer Blues Explosion che abbiamo presentato su Zonalocale attraverso un’intervista con il chitarrista e cantante Adriano Viterbini LEGGI. E poi una conclusione epica con Nic Cester LEGGI che ha davvero rappresentato una ciliegina sulla torta da standing ovation.
Basta guardare i profili Instagram degli artisti per rendersi conto di cosa ha significato per loro il Siren Festival. E con Siren Festival intendiamo ovviamente on solo la musica ma anche il suo privilegiato contenitore: Vasto, una città che lascia a bocca aperta e le cui location accostano una visuale della costa sbalorditiva a performance di artisti che probabilmente non hanno mai sentito parlare né della città né tantomeno della regione.
Per chi non ha potuto esserci, trovate il racconto del Siren serata per serata qui in basso. La speranza è che si possa continuare a dare fiducia a un evento che ha valorizzato Vasto come probabilmente mai è successo nella sua storia moderna. E pensare che, per l’appunto, è stato un americano, Louis Avrami LEGGI a decidere di portare la città sotto una grande lente d’ingrandimento perché non voleva essere l’unico ad aver scoperto quell’angolo di paradiso.
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Alessandro Leone