Una possibile diagnosi errata all’origine della morte di un 40enne di Isernia? È quanto dovrà appurare la Procura della Repubblica di Vasto che ha aperto un’indagine sul decesso di Daniele Skerletic avvenuta il 7 agosto 2016.
Il padre dell’uomo ha presentato un esposto-denuncia chiedendo “l’acquisizione della documentazione medica inerente al caso e la disposizione di una perizia medico-legale al fine di accertare gli eventuali profili di colpa medica dei sanitari del nosocomio di Vasto”. L’ipotesi di reato è lesioni colpose.
Daniele, costretto sulla sedia a rotelle dopo un incidente (fu investito da un’auto della polizia), fu ricoverato nel novembre del 2014 all’ospedale di Vasto per una piaga da decubito, ma poco dopo – racconta il padre nell’esposto – fu dimesso con la diagnosi di vescica neurologica e di infezione urinaria.
[ant_dx]La situazione andò progressivamente peggiorando fino a un nuovo ricovero a Vasto, nel 2016, e la diagnosi dei medici di un’infezione da trattare con l’asportazione di un rene e la contestuale ricostruzione di parte della vescica. Alla famiglia fu consigliato di rivolgersi, per l’intervento, all’ospedale ‘Careggi’ di Firenze dove – riferisce il padre – non fu mai accettato.
Fu curato a casa per 26 giorni, accudito da infermieri e poi ricoverato nell’ospedale di Ponderano in provincia di Biella. La tac, a cui fu sottoposto, rivelò che era affetto da “carcinoma spinocellulare che partiva dalla vescica”. Dal 28 giugno al 13 luglio 2016, il 40enne fu sottoposto a tre interventi e morì il 7 agosto dello stesso anno. Ora il padre si chiede: “se un’esatta diagnosi avrebbe salvato la vita a suo figlio”. E, per questo, ha denunciato il caso in Procura.