Il Siren Festival è un vortice di emozioni che durante il suo svolgimento non lascia tempo alle boccate d’ossigeno. Solo al suo termine si ha occasione di rifiatare, di rivivere nella propria mente i momenti salienti, quelli che hanno colpito la propria sensibilità secondo il proprio essere. Nel mentre il ruolo dello spettatore è semplicemente quello di prendere parte attiva al divertimento e di tuffarsi nell’incredibile marasma di artisti che ogni anno la manifestazione offre.
Anche la seconda serata si è districata tra gli approcci e i generi più disparati, sebbene sia stato dato leggermente più spazio alla musica suonata rispetto all’oramai obbligatorio dj-set. Neanche i piccoli problemini di sorta, sparsi nell’arco della giornata, hanno intaccato la godibilità del festival. Prima uno sciopero di Ryanair ha impedito ai Toy di presentarsi in Italia ma, per fortuna, per il Siren non è risultato affatto difficile attingere da una line-up già ben ampia e costruita. Poi le porte si sono aperte, la gente è accorsa a cercare il suo angolo di erba ai Giardini d’Avalos ma, nell’attesa di Rodrigo Amarante, il dialogo “Video killed the 90’ stars” tra Jacopo Farina, Zavvo Nicolosi e Dimitri Di Noto si è protratto oltre l’orario stabilito spostando l’intima esibizione dell’artista brasiliano (famoso per aver composto la sigla della serie Narcos) dopo quella di Colapesce.
Quest’ultimo si è rivelato al contempo sorpresa e conferma del Siren Festival. Già protagonista nella prima edizione del 2014, Colapesce ha riportato il cantautorato sul palco di Piazza del Popolo presentando l’ultimo album Infedele da cui deriva l’outfit da prete (o chirichetto) dell’intera band. Un live davvero piacevole, arricchito dalla splendida voce di Adele Nigro e dal sax di Gaetano Santoro alternando musica cantabile ad assoli strumentali. Senza dubbio, la consegna dell’ostia dalle mani di Colapesce a quelle del pubblico resterà per molti anni tra i ricordi indelebili del festival. Tempo di spostarsi verso il Cortile del Palazzo d’Avalos e gli Amari si sono ritrovati sul palco chiamati a sostituire gli assenti Toy. Il gruppo originario di Udine si è mosso tra indie rock e hip hop ripercorrendo una carriera ventennale.
Il filo della serata è stato retto dalla matrice indie, alla base concettuale del Siren Festival fin dalla prima edizione. Sul palco principale di Piazza del Popolo i dEUS hanno regalato al pubblico una performance inattaccabile sul piano dell’impatto sonoro con un Tom Barman scatenato e coinvolgente affiancato dai corposi e puntuali giri di basso di Alan Gevaert in un’esilarante canotta bianca. In quello stesso momento Mesa si esibiva al Portale San Pietro rincarando la dose indie rock con il suo album di debutto Touché al contempo celebrando i Nirvana con una cover di Heart-Shaped Box.
Poi all’improvviso ecco di nuovo un cambio. Si resta nell’alternativismo ma ci si spinge su qualcosa di più aggressivo. I Bud Spencer Blues Explosion al Cortile hanno spaccato i timpani ai fan in prima fila esaltando il pubblico più e più volte con brani come Giocattoli, Allaccia e Sleghi o la cover di Hey Boy, Hey Girl dei The Chemical Brothers. Due mostri di tecnica Cesare Petulicchio e Adriano Viterbini, i fondatori del progetto, che hanno saputo amalgamare nel modo più naturale possibile influenze grunge, punk, hard rock e per l’appunto blues. Neanche una corda rotta è riuscita a fermare Viterbini dal suo stato di trance durante i ripetuti assoli di una chitarra che, nelle sue distorsioni, non fa rimpiangere l’assenza degli altri strumenti.
I toni si sono poi abbassati ma il live dei Public Image Ltd ha accresciuto di molto l’hype dei fan del punk. Perché questo progetto di Johnny Rotten, (o Johnny Lydon, che dir si voglia) leader dei Sex Pistols, è stato e continua ad essere il manifesto del post-punk che subisce negli anni ’80 anche le contaminazioni della New Wave ma conserva il suo approccio diretto e sporco come nella celeberrima This is not a love song.
L’epilogo non poteva che tornare verso il dj-set. Un’unione di suoni tra Vasto Marina e centro storico, tra Davide Toffolo dj e il progetto elettronico di Cosmo con Ivreatronic. Bisognava solo scegliere dove ballare ma, ovunque si andasse, l’obiettivo era sempre l’alba.
Così si è conclusa la seconda serata clou di un evento che regala un’esperienza a chi gli dà fiducia e pone Vasto, per almeno tre giorni, al centro del “mondo”. Perché in fondo vivere il Siren è come esplorare un microcosmo. Un microcosmo che deve ancora salutare i suoi visitanti: appuntamento oggii con Nic Cester alle 13.30 nella Chiesa di San Giuseppe e, per chi vuole, chiusura serale in un luogo ancora segreto a cui ci si può iscrivere inviando una mail a [email protected].
Alessandro Leone
foto di Giuseppe Ritucci