Tornano in libertà, ma non possono stare a Vasto. Lo ha deciso il Tribunale del riesame dell’Aquila, attenuando la misura cautelare nei confronti delle tre persone finite ai domiciliari nell’ambito dell’operazione Eterno riposo: Franco D’Ambrosio, Antonio Recinelli e Luisito Lategano, tutti e tre dipendenti comunali.
Erano ai domiciliari dal 4 luglio, su ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Vasto, Italo Radoccia, su richiesta del procuratore, Giampiero Di Florio, nell’ambito dell’indagine condotta dagli agenti del Commissariato di Vasto, agli ordini del commissario capo Fabio Capaldo. Secondo l’accusa, avrebbero creato una gestione parallela del cimitero comunale, inducendo gli utenti il pagamento di somme non dovute. L’avvocato Antonino Cerella, che difende Lategano, sostiene la tesi secondo cui i soldi sarebbero stati consegnati spontaneamente, a titolo di mancia, senza alcuna costrizione.
Nel frattempo, gli inquirenti hanno interrogato anche gli altri 14 indagati, alcuni dei quali si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
Cerella e il suo collega Massimiliano Baccalà, che rappresenta D’Ambrosio e Recinelli, si sono appellati al Riesame, chiedendo la revoca o l’attenuazione della misura restrittiva. I giudici del capoluogo hanno sostituito i domiciliari con il divieto di dimora a Vasto. “Siamo moderatamente soddisfatti – commenta Cerella – perché si tratta di una misura cautelare meno gravosa di quella precedente”.