Continuiamo il nostro percorso alla scoperta dei Rossetti, una famiglia che ha dato tanto al mondo dell’arte, della cultura e, di rimando, alla città di Vasto. Nel primo numero di Zonalocale premium, ci eravamo addentrati nella vita e nello stile poetico di Christina, figura di spicco della letteratura britannica, scomoda per i sottotemi trattati nelle sue opere ma essenziale per la rivoluzione e le rivendicazioni femministe. Ora ci occupiamo invece dell’altro celebre Rossetti, Dante Gabriel, principalmente pittore ma anche raffinato poeta.
Nato nel 1828 e di due anni più grande della sorella, Dante Gabriel, il cui nome si deve alla passione del padre Gabriele per il poeta italiano, mostrò fin da subito una predisposizione alla pittura e al disegno incentrati su episodi tratti dalla letteratura. Aveva infatti letto Shakespeare, Goethe, Walter Scott, Lord Byron ma, come si noterà più avanti, la sua poesia e il suo approccio stilistico si plasmeranno sugli autori romantici tra Keats, Shelley e Tennyson senza dimenticare quel tocco macabro che lo riporta alle letture di Edgar Allan Poe.
Le sue prime poesie risalgono a partire dal 1847 tra cui On Mary’s portrait, The blessed damozel e My sister’s sleep.
She fell asleep on Christmas Eve:
At length the long-ungranted shade
Of weary eyelids overweigh’d
The pain nought else might yet relieve.
Our mother, who had lean’d all day
Over the bed from chime to chime,
Then rais’d herself for the first time,
And as she sat her down, did pray.
In Dante on Verona si denota un attaccamento nostalgico verso lo “sweet south” italiano e la Vasto che non avrà mai modo di conoscere. La sua vita lo porterà ad uscire da Londra solo tre volte in totale.
Il 1848 fu l’anno di svolta. Con la creazione della Fratellanza Pre-raffaelllita, Dante Gabriel aveva riunito attorno a sé una serie di artisti in aperta discordanza con i canoni artistici dell’epoca tentando di ripartire da artisti come Botticelli, ovviamente Dante e da una sensibilità tardomedievale. Al contempo, i suoi dipinti si inseriscono in un contesto simbolista decadente incentrato su un romanticismo onirico. Non a caso, la figura della donna è molto presente nell’immaginario della compagnia e ricalca il ruolo della Beatrice dantesca: un veicolo verso la dimensione trascendentale. La vita del pittore e poeta ci dimostra essa stessa come la presenza sentimentale sia un elemento pervasivo, al contempo di disturbo e armonia.
A quegli anni risalgono l’Infanzia della Vergine ed Ecce Ancella Domini che lo introducono al grande pubblico. Le critiche nei confronti della suo approccio stilistico lo portarono a un abbandono temporaneo della pittura ad olio per favorire gli acquerelli.
Dove però non si riusciva ad esprimere c’era sempre la poesia a fungere, come nel caso della sorella, da valvola di sfogo. La rivista The germ dei pre-raffaelliti accolse al suo interno poesie di Christina Rossetti, Ford Madox Ford, Conventry Patmore e dello stesso Dante Gabriel che in Hand and soul sceglie come protagonista un pittore, una sorta di alter-ego dal nome Chiaro Dell’Erma, atto a dipingere una donna che incarna la sua anima. Un preludio a quello che succederà pochi anni dopo, nel 1850, quando Dante Gabriel conobbe l’ossessione della sua vita Elizabeth Eleanor Siddal detta affettuosamente “Lizzie”, all’epoca modella per i suoi dipinti di circa sedici anni più grande. Da quel momento la donna entrò prepotentemente nei suoi lavori (come nell’Ophelia di Millais) e continuerà a svolgere un ruolo da protagonista anche in seguito alla sua morte prematura.
Nel 1863, Lizzie aveva infatti dato alla luce una bambina senza vita tre anni dopo l’unione con Rossetti prima di morire per una probabile auto-indotta overdose di laudano. Dante Gabriel cadde in una profonda depressione e per risentimento, in una spinta di disperazione istintiva, fece seppellire sua moglie assieme alle poesie che scriveva da tempo. Alcuni suoi compagni, cercando di aiutarlo ad uscire da quella fase, lo spinsero a recuperarle. Riesumato il corpo della moglie, le poesie vennero pubblicate con il semplice nome di Poems nel 1870.
Ad influire sul suo recupero e sulla decisione di rimettere mano alle vecchie opere fu un’ulteriore donna di cui nuovamente s’innamorò nell’atto di dipingere, Jane Burden, moglie del suo amico William Morris. Forse era la sua immagine riflessa sulla tela a spingere Dante Gabriel verso una nuova infatuazione? Può darsi. In molti considerano i disegni e i dipinti su di lei tra i più sentiti lavori del pittore che in alcune lettere al suo amico William aveva confessato di aver riposto in Jane il centro emozionale della sua esistenza.
Tuttavia, la sfortuna non tardò nuovamente a giungere. Sul finire degli anni ’60 dell’800 Jane cominciò a soffrire di salute cagionevole e al contempo Rossetti di problemi psicologici e fisici che lo attanagliarono per fino alla morte. Nonostante tutto, l’insonnia e i frequenti mal di testa non costituirono un ostacolo alla sua rigogliosa carriera poetica che vide nel 1869 il suo annus mirabilis. I Wilwwood Sonnets, pubblicati nel Forthnightly Review esemplificavano la pulsione erotica in tutta la sofferenza e l’intensità del suo rapporto privato, riscontrabili specialmente nel sonetto numero 3.
“O Ye, all ye that walk in Willowwood,
That walk with hollow faces burning white;
What fathom-depth of soul-struck widowhood,
What long, what longer hours, one lifelong night,
Ere ye again, who so in vain have wooed
Your last hope lost, who so in vain invite
Your lips to that their unforgotten food,
Ere ye, ere ye again shall see the light!”
L’apparente complicità e attrazione sessuale tra Dante Gabriel e Jane Burden spinse contemporanei e postumi a numerose speculazioni. Con lo pseudonimo di Thomas Maitland, Robert Buchanan criticò apertamente il pittore per sua leadership poetica eccessivamente sensuale, sostenendo: “E’ tutta carne, dalla radice dei capelli alla punta dei piedi”. Sicuramente, la pulsione sessuale – così come l’immagine della donna- ha continuato a svolgere un ruolo rilevante all’interno di tutta la sua carriera. Ma quegli anni erano colmi di sofferenze fisiche accresciute di giorno in giorno. La dipendenza dal cloralio aveva solo offerto un sollievo momentaneo all’insonnia esasperando il lato paranoico dell’artista.
La paura della condivisione pubblica della sua relazione portò a un definitivo crollo psicologico nel 1872. Sotto la supervisione del dott. Hake nella sua casa di Roehampton, tentò il suicidio tramite overdose di laudanio, come la sua amata Lizzie. Un segno tangibile del suo senso di colpa nei confronti di un episodio mai pienamente digerito.
Il trasferimento da Kensington a Chelsea con Jane gli restituì una leggera linfa vitale di cui continuò ad usufruire fino ai crolli fisici del 1877 e 1879. Riuscì comunque a pubblicare un altro volume di poesie nel 1881. All’aggiunta di sei nuovi sonetti per The house of life se ne affiancarono altri 17 di cui gli ultimi si spingono in una riflessione sulla natura e sulla sorgente dell’arte.
A Sonnet is a coin: its face reveals
The soul,—its converse, to what Power ‘tis due:—
Whether for tribute to the august appeals
Of Life, or dower in Love’s high retinue,
It serve; or, ‘mid the dark wharf’s cavernous breath,
In Charon’s palm it pay the toll to Death.
Un ultimo sprazzo di vita gli permise la vendita di uno dei suoi dipinti più ambiziosi, Dante’s dream, alla Walker Art Gallery di Liverpool. Nella sua ultima casa di Birchington lavorò sul poema comico Jan Van Hunks e, prima di lasciare questo mondo a causa dell’acido urico nell’aprile del 1882, ricevette le ultime visite di sua madre Frances e della sua sorella prediletta Christina.
Le peripezie sentimentali gli valsero un posto d’onore nella storia degli amori tragici. Nella sepoltura di Lizzie sembra quasi di rileggere la storia tra Heathcliff e Catherine in Cime Tempestose. Il suo desiderio era semplicemente quello di dedicarsi completamente alla bellezza come possibilità di trascendenza. Un desiderio che si trasformò in ossessione. Lo scopo dei Pre-raffaelliti, quello di tornare a un’esaltazione del passato, è emblematico di un’impossibilità di trovare questo carattere mistico nel suo mondo contemporaneo. Un mondo decadente che si è elevato a simbolo della letteratura a venire. In questo senso, Dante Gabriel Rossetti ha incarnato tutte le ansietà del periodo vittoriano: l’incertezza metafisica, l’ansia sessuale e la paura del tempo.
Alessandro Leone