Rifiuti da fuori regione per mantenere 50 posti di lavoro e occhi della autorità (Noe, procura e Arta) puntati sulle attività in corso in Valle Cena, una governance politica inefficace e un futuro ricco di incognite. Sono solo alcuni degli spunti emersi nell’incontro-fiume tenutosi a Cupello, promosso dall’associazione Il Cambiamento, per parlare del consorzio Civeta.
L’appuntamento – al quale erano presenti Giuseppe Di Marco (Legambiente) e Federica Finzio (WWF) – è stato aperto da Camillo D’Amico, consigliere comunale d’opposizione: “Stiamo assistendo a un processo di privatizzazione senza freni del Civeta tant’è che oggi non è più una risorsa. Poco si sa cosa accade nel Civeta, da dove arrivano i rifiuti? La terza vasca doveva durare 15 anni, invece l’ultima stima parla di pochi anni. Il civeta si sta trasformando da impianto di compostaggio a impianto di accettazione di rifiuti”.
[ant_dx]A cercare di fare chiarezza sul consorzio intercomunale c’era l’ingegnere Luigi Sammartino su delega del commissario Franco Gerardini. È lui a prendere la parola e la scena per circa due ore durante le quali ripercorre gli ultimi anni del Civeta snocciolando dati in un monologo interminabile. “Sono stato chiamato per spiegare e devo spiegare” replica a D’Amico che cercava di stringere i tempi.
L’ESTERNALIZZAZIONE – Tra i primi punti toccati da Sammartino c’è quello della terza vasca da 450mila metri cubi in concessione alla Cupello Ambiente. “Progetto redatto da me – dice – che doveva essere realizzato dal Civeta, invece è andata diversamente. Nel 2011 siamo stati davanti a un bivio: esternalizzare o chiudere. È stato un errore di strategia e visione politica. Gli azionisti non hanno ritenuto opportuno investire nel consorzio per 3-4 milioni di euro. C’erano quindi da fare due operazioni urgenti: realizzare la vasca e darla in gestione”.
QUALI RIFIUTI E DA DOVE – C’è un solo codice ammesso che può entrare in discaria il CER 191212 “Altri rifiuti (compresi materiali misti) prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti”. Sammartino lo ha ribadito più volte aggiungendo che i rifiuti in entrata vengono sottoposti a controlli e analisi in laboratori esterni non legati in alcun modo al consorzio.
La capacità della terza vasca (450mila metri cubi) avrebbe dovuto avere una vita di 15 anni se fosse stata esclusivamente a servizio del Civeta. Il contratto di concessione prevede però la possibilità di conferimento da enti extra-consortili con una riduzione della vita della discarica fino a 8 anni e così sarà. L’attuale discarica dovrà accogliere rifiuti, da contratto fino, al 27 luglio 2024.
Nel 2017 circa 40mila tonnellate sono arrivate dagli impianti del Civeta (tra sovvallo e frazione organica stabilizzata), altre 24mila da “impianti simili al nostro, tutti produttori certificati” da Campania, Lazio, Marche e resto dell’Abruzzo.
Per conferire nella terza vasca il Civeta paga 150mila euro, ai quali vanno tolti 50mila euro di royalties per i rifiuti provenienti da fuori.
I POSTI DI LAVORO – “Perché c’è stata la necessità di prendere rifiuti da fuori? – ha detto Sammartino – Perché si sta lottando contro una concorrenza spietata. L’Agir rischia di far scoppiare una guerra di rifiuti tra Ecolan e Civeta. Gli impianti rischiano di restare senza rifiuti. L’idea del 2011 di Panfilo Di Silvio contrasta con la realtà odierna“.
E l’aut aut è presto detto: o i rifiuti continuano ad arrivare da fuori o i 50 posti di lavoro sono a rischio. Con i comuni consorziati che hanno scelto altre vie (il passaggio a Ecolan o il conferimento dei rifiuti ricchi – riciclabili – ad altre piattaforme come San Salvo) “il rischio – ha continuato Sammartino – è, con l’istituzione dell’Agir, l’esproprio degli impianti in comodato d’uso gratuito ai privati”.
INDAGINI IN CORSO – Oltre alle indagini da parte dei carabinieri sui due recenti incendi [LEGGI], il Civeta è sotto la lente dell’Arta e del Noe (Nucleo Operativo Ecologico dei carabinieri) di Pescara su mandato della Procura. Questi ultimi controlli sono stati originati da due esposti contro il consorzio “partiti da chi voleva fare qualche scoop sui giornali, ma è nell’ordine delle cose che accada”, ha detto Sammartino ribadendo tranquillità sul proprio operato.
IL FUTURO – Nel futuro intanto c’è la richiesta per una quarta vasca da poco meno di 500mila metri cubi avanzata dalla Cupello Ambiente per la seconda volta dopo un primo progetto ritirato. “La discarica di servizio è di vitale importanza, non pensiamo ai cosiddetti Rifiuti 0 perché non è possibile”.
Sammartino cita anche altre tre vie, oltre a quella dei rifiuti extra-regionali, di rilancio: biometano, trattamento acque reflue e compost. Per ora, già operativo, c’è solo quest’ultimo punto che però non riesce a decollare, “forse per mancanza di cultura, nonostante la qualità del nostro compost”.
Quello del biometano è un progetto portato avanti con la Ladurner spa, società di Bolzano: “saremmo forse i primi a immettere in rete biometano per autotrazione prodotto da digestione anaerobica”. Infine, “il trattamento delle acque reflue con un impianto a servizio della Sasi che oggi spende tantissimo per lo smaltimento dei fanghi”.
“Il Civeta deve essere trattata come la Pilkinton, la Denso ecc. Per quanto riguarda il futuro a breve termine chiederemo un accordo di programma con la Regione Molise. È il momento di reagire, i sindaci devono fare gruppo”.
I DUBBI – Con la frentana Ecolan in espansione (52 i comuni consorziati) arrivata nel Vastese a gestire le raccolte anche di Castiglione Messer Marino e dell’Unione dei comuni del Sinello e con il varo del piano regionale dei rifiuti, oggi il Civeta deve decidere cosa fare da grande. Per alcuni dei presenti, tra i quali Di Marco di Legambiente, l’apertura di altre vasche non sarebbe compatibile con i progetti alternativi citati rischiando di caratterizzare quella parte di territorio come mera discarica.
Su tutto però ci sono la latitanza della governance politica e il paradosso dei comuni consorziati che da tempo hanno preso altre vie (rischiando l’esclusione dal Civeta, ma graziati da Gerardini & Co.) tenendo il piede in due scarpe.
Ieri erano presenti solo il vicesindaco di Cupello, Fernando Travaglini, e i sindaci di Furci, Angelo Marchione, e di Monteodorisio, Saverio Di Giacomo (che pure conferisce i rifiuti altrove). Quest’ultimo non ha risparmiato critiche al commissario Gerardini: “Noi sindaci siamo stati tagliati fuori, non veniamo coinvolti nelle scelte e non sappiamo cosa accade lì sotto”.
E mentre il cane si morde la coda, l’idea originaria di un consorzio a servizio delle comunità del Vastese si è trasformata in “un’azienda” che per sopravvivere deve sperare che il flusso di rifiuti da fuori regione non s’interrompa (“per salvare una 50ina di stipendi”).