Proseguono le attività di esplorazione dell’acquedotto romano delle Luci da parte dei tecnici della Cooperativa Parsifal, con la collaborazione di Asd Natura Abruzzo e Italia Nostra del Vastese. “In questa fase – spiegano i tecnici – si possono considerare al momento concluse le indagini nella zona della villa comunale. Il tratto finale dell’acquedotto ipogeo, infatti, è inaccessibile a causa dello sbarramento creato da una diga realizzata anni fa dalle maestranze del Comune per prelevare l’acqua da uno dei pozzi di ispezione. Rimuovere questo ostacolo risulta estremamente difficoltoso e quindi, attualmente, è impossibile esplorare il condotto verso nord (e cioè fino alle cisterne nelle quali veniva accumulata l’acqua).
Invece dal lato opposto, risalendo il condotto a monte verso sud, si trova un altro ostacolo non superabile. Infatti il pozzo di ispezione schedato come n.46, che si trova sotto una palazzina di recente costruzione, è stato trovato completamente riempito dall’alto con detriti e materiali edili moderni vari, compresi consistenti blocchi di cemento e asfalto, che evidentemente sono stati gettati nel pozzo con dei mezzi meccanici. Come ciò possa essere accaduto, in una zona sottoposta da decenni a vincolo archeologico, risulta decisamente inspiegabile”.
[ads_dx]La prosecuzione dell’attività di esplorazione, per arrivare ad una puntuale ricognizione sullo stato del manufatto romano, si è spostata nella zona a ovest dell’autostrada A14, che che si è meglio conservata perché si trova in un’area a vocazione agricola e pertanto poco edificata. “In tale area – spiegano i responsabili della Parsifal – si sono ben conservati una ventina di pozzi di ispezione (circa un terzo del totale di quelli del condotto principale) che, ovviamente, si trovano all’interno di proprietà private. I proprietari dei terreni interessati stanno dimostrando grande disponibilità e in alcuni casi hanno anche contribuito concretamente alla pulizia di alcuni pozzi che, nella loro parte esterna, si presentano come grossi parallelepipedi di mattoni che sbucano fuori dal piano di campagna e normalmente presentano una chiusura costituita da un pesante lastrone di pietra rettangolare”.
Nessuna difficoltà è stata riscontrata nell’esplorare i circa 200 metri dell’acquedotto ipogeo compresi tra i pozzi numero 1 e numero 5. “Abbiamo trovato il tratto in ottimo stato di conservazione – spiegano Marco Rapino e Fabio Sasso, i due archeospeleologi che stanno compiendo questa preziosa attività di studio -. Purtroppo la discesa poi si interrompe poiché, nei primi anni del ‘900, il pozzo n. 6 venne demolito in quanto intralciava i lavori agricoli”.
Ulteriori circa 40 metri di condotto sotterraneo sono stati esplorati da Rapino e Sasso che si sono calati nel pozzo n. 14 (che si trova nei pressi dell’agriturismo “Le Magnolie”) e, seppure con qualche difficoltà, sono riusciti a raggiungere il pozzo n. 15. “Questo spezzone di acquedotto si presenta molto diverso dai tratti già noti, probabilmente perché completamente restaurato nel 1819. Purtroppo proseguire a monte o a valle di questo tratto risulta impossibile. Un’ulteriore discesa è stata fatta nel pozzo n. 20; anche in questo caso però non si riesce a proseguire nell’esplorazione perché i condotti a monte e a valle del pozzo sono di dimensioni troppo piccole”. Di particolare fascino sono le immagini scattate nel corso delle ultime esplorazioni in tratti in cui si sono formate delle estese stalattiti che rendono ancor più difficoltoso il passaggio degli archeospeleologi.
“In attesa dei prossimi sviluppi ricordiamo a chi fosse interessato che intanto a San Salvo è già possibile, da parte del pubblico, esplorare in prima persona un pezzo dell’acquedotto romano, simile a quello di Vasto, che continua a funzionare da circa 1800 anni alimentando attualmente la Fontana Vecchia. Per informazioni e per partecipare alla prossima esplorazione di sabato 24 giugno si deve chiamare il 347.7013325. Foto delle esplorazioni guidate già realizzate sono disponibili sulla pagina Facebook pozzo pentagonale“.