Da un nostro lettore, Sergio Mucci, riceviamo una riflessione sulla festa del 2 giugno. Pubblichiamo il suo testo, dal titolo: “In questa notte di giugno…” L’altra metà del cielo: l’amore per la libertà.
“Significato e spiegazione
Il significato di questo giorno così culminante nel nostro sistema-mondo e ormai negli usi e costumi inariditi dal tempo, è ormai logoro dalle numerose testimonianze. Allora diamo spazio alla «inusitas», ad un momento, un click particolare che ha segnato quella rovente settimana prima settimana di giugno. Sul contesto storico-culturale, sulle percentuali, statistiche matematiche e orizzonti politico-economici, si è troppo dibattuto, è stato sempre stato tanto scritto, portando a troppe volte anche alla inevitabile banalità e alla disinformazione mediale.
Questa volta ci trasferiamo al 13 giugno 1946, sul giornale “Corriere della Sera”, testata all’epoca tra le più in voga e quella con la più ampia tiratura e andiamo ad analizzare, nel contempo, una foto, un simbolo, un emblema della nazionalità: la foto di Federico Patellani ad Anna Iberti.
Anna Iberti: una vita in movimento
Ma chi erano costoro? Non me ne voglia il “Carneade” manzoniano, ma questi due personaggi sono forse le persone meno conosciute e apprezzate nel panorama storico, didattico e lavorativo. Il primo, per molti “padre dei fotoreporters italiani”, era un monarchico, paesaggista, fotografo dei paesaggi della Lucania (tra cui lo splendido itinerario del “Cristo” di Carlo Levi) e della Sardegna e reporter/collaboratore della rivista “Il Tempo”. In questo contesto siamo sulla splendida terrazza del giornale socialista “Avanti”, luogo dello scatto che ha segnato l’immagine, per antonomasia, della Repubblica Italiana. Lei, Anna, 24enne al momento dello scatto, era una giovane maestra, repubblicana da come si evince dal sorriso raggiante nella foto, nonché madre, giornalista e moglie di Franco Nasi, socialista e giornalista, insieme alla moglie Anna, del giornale “Umanità”. È proprio quest’ultimo termine che contraddistingue la vita della giovane maestra, una vita sempre «in movimento», con un fortissimo impegno nel sociale e dedizione, impegno e totale abnegazione alla causa dei più bisognosi. Proprio nei confronti di coloro che non sapevano né leggere né scrivere, di un analfabetismo dirompente, unito ad una povertà sempre esasperata, Anna, persona così angelica, intelligente, lucida e solare, ha dedicato tutta la sua vita, pronta a sacrificare stessa per amor del prossimo.
La ruolizzazione femminile: sacrificio e libertà
Nell’esempio sacrale di Anna, non possiamo non ricordare tutte le donne che hanno lottato per un referendum costituzionale a suffragio universale, che hanno dato la propria vita, il proprio corpo, la propria anima e la propria penna alla parola «Libertà». Queste ragazze hanno dato un senso al nostro avvenire, hanno contribuito alla liberazione del Paese, svolgendo un ruolo fondamentale e di primaria importanza all’interno dei movimenti insurrezionalisti. Ne cito una di Donna: Ada Gobetti. Una Donna, di grande statura morale, di una immensa cultura e di uno spropositato senso di appartenenza e di sensibilità intellettuale a tutto ciò che circondava il paesaggio desolante della Guerra. Moglie dell’antifascista Piero, ucciso in Francia e autore della celebre “Rivoluzione Liberale”, ha dato un notevole contributo alla causa italiana di quegli anni, divenendo vice-presidente del Cln (comitato di liberazione nazionale) e prima donna ad entrare in un consiglio amministrativo, in quanto vice-sindaco della città di Torino.
Non ci resta che andare oltre il vetro, oltre l’inespresso e l’inesprimibile e diciamo “grazie” a tutte quelle donne che hanno reso il nostro cielo ancora più colorato di amore e libertà.
Buona Festa della Repubblica, buon 2 giugno!
Sergio Mucci